Il padre di Vanessa: “Se il giudice non l’avesse messo in libertà, lei ora sarebbe viva”

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Trecastagni (Catania) – “Quante ragazze ancora saranno uccise?”, si dispera papà Carmelo. “Questa è una strage senza fine. La morte di Vanessa è l’ennesima sconfitta per lo Stato”. Carmelo Zappalà è appoggiato al cancello della casa dove viveva con la figlia, nel centro di Trecastagni. Dice: “Quell’uomo aveva pianificato tutto, ne sono sicuro, continuava ad essere accecato dalla gelosia”. Mentre parliamo, arriva la notizia che l’assassino della figlia è stato trovato impiccato, in un terreno non lontano da qui. Papà Carmelo si copre il viso con le mani. E poi sussurra: “Non potrà più fare male a nessuno. Ma quel che mi addolora di più è che tutto questo si sarebbe potuto evitare se lo avessero arrestato dopo la denuncia di Vanessa, che io avevo accompagnato alla stazione dei carabinieri. Perché quel giudice non l’ha convalidato l’arresto, come chiedeva la procura di Catania?”.

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Cosa aveva denunciato sua figlia?
“Aveva messo nero su bianco che la situazione era ormai insostenibile. Lui la perseguitava, la insultava, la seguiva ovunque. Non si rassegnava alla fine di una relazione che era andata avanti dal maggio 2020 fino al febbraio di quest’anno. Abbiamo scoperto che aveva piazzato un Gps sotto la l’auto di Vanessa. E, poi, era riuscito a intrufolarsi nel giardino di casa nostra, per sentire cosa dicevamo, attraverso un tubo”.

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Una situazione pesante, si era trovato faccia a faccia con lui?
“Tante volte mi ero trovato a difendere mia figlia. Poi, dopo gli ultimi drammatici episodi, avevo chiesto un incontro alla presenza di suo padre, a casa loro. Il padre disse: “Tony, la storia con Vanessa è finita, devi lasciarla in pace”. E lui iniziò a insultare mia figlia, le sputò addosso”.

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L’aveva rivisto di recente?
“Dopo il divieto di avvicinamento imposto dal giudice non si era più visto in giro. Ma covava dentro la vendetta. Nei confronti di mia figlia, nei miei confronti. Ha voluto colpire al cuore anche me. E ora ripenso ai giorni in cui era stato a casa nostra, l’avevamo pure accolto per due mesi. Era un uomo con due facce. Apparentemente tranquillo, in realtà era solo un bugiardo. Era un mostro”.

Omicidio tra la folla la notte scorsa ad Aci Trezza, frazione di Aci Castello. Una ragazza di 26 anni, Vanessa Zappalà è stata assassinata con diversi colpi di arma da fuoco, uno dei quali l’ha raggiunta alla testa. L’ex fidanzato, secondo le prime informazioni ottenute da Repubblica si chiama Tony Sciuto, ed è ricercato dai carabinieri intervenuti sul posto. L’uomo era stato denunciato più volte per stalking ed era già sottoposto a misure cautaleari. Vanessa stava trascorrendo una serata lieta in compagnia della sua migliore amica, Ylenia,  e della cugina, Chiara,  tra i lidi del lungomare di Aci Trezza, in provincia di Catania, in estate principale luogo della movida. Una delle due ragazze con Vanessa è rimasta ferita di striscio e medicata dai medici del 118. Su Instagram pochi minuti prima di morire aveva postato le storie che oggi custodiscono il suo ultimo momento di vita e di libertà: uno spritz al lido Esagono, locale assai frequentato dai giovani catanesi in estate. (Alessandro Puglia)

Quando ha visto Vanessa per l’ultima volta?
“Abitavamo nella stessa casa io e lei. Si prendeva cura di me, durante la giornata mi mandava degli sms per chiedermi come stavo. Era una figlia amorevole, una ragazza piena di vita ed energia, che voleva solo vivere la sua vita. Ci siamo visti prima che uscisse, domenica sera. Mi sembrava serena. Di sicuro era una ragazza coraggiosa. Ora che ne sarà della mia vita di ogni giorno senza i suoi sms, le sue attenzioni, le sue cure?”.

È un continuo via vai di amici e parenti a casa Zappalà. Arriva il sindaco, Giuseppe Messina, dice: “La nostra comunità è sconvolta”. Papà Carmelo sussurra al cronista: “Ora, vi prego, non andate via. Non spegnete i riflettori su questa strage che sembra non avere fine. Dobbiamo fermarla, dobbiamo fare qualcosa. Vanessa non si è mai rassegnata. Neanche noi dobbiamo rassegnarci alla violenza”.

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