Comitato di Bioetica: “Sì all’obbligo di vaccino per chi lavora a contatto col pubblico”

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L’obbligo al vaccino contro il Covid non è ancora ufficialmente in discussione in Italia. Ma qualora l’ipotesi venisse considerata dal governo, potrebbe godere di un lasciapassare importante. Il Comitato nazionale di bioetica ha infatti appena dato il suo consenso. I suoi membri, è la decisione di oggi, “esprimono parere favorevole ed auspicano una obbligatorietà della vaccinazione anti Sars-Cov2”. Il documento del Comitato, che è organo di consulenza della Presidenza del Consiglio, non si riferisce alla popolazione generale, ma “a coloro che svolgono funzioni pubbliche e comunque attività lavorative che pongano il cittadino a stretto e continuo contatto con altri soggetti”. La definizione però è talmente ampia, e talmente convinta, da poter offrire al Governo un supporto forte, in caso di discussione del tema. Ovviamente, conclude il Comitato, le eventuali decisioni dovrebbero prevedere “l’esclusione delle situazioni di rischio documentato di una possibile patologia post-vaccinale”.

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Il tema dell’obbligo oggi è discusso molto a livello politico. Anche i suoi fautori, come il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti, ammettono che “si tratterebbe di una extrema ratio”. Ma l’eventualità di una ripresa dei contagi e dei ricoveri a settembre, le conseguenze sulla chiusura delle scuole e l’impossibilità di poter curare altre malattie per il sovraccarico degli ospedali pongono un dilemma delicato, dal punto di vista etico. “Tra il chiudere il paese e l’obbligo vaccinale credo che nessun italiano di buon senso sceglierebbe la prima” sostiene Toti, affiancato da un gran numero di medici e sanitari in prima linea nella lotta contro il Covid. Gli Stati Uniti, che lunedì hanno dato piena approvazione al vaccino di Pfizer (non più come presidio d’emergenza, ma come farmaco autorizzato a tutti gli effetti) hanno fatto seguire il provvedimento dall’annuncio che l’immunizzazione sarà obbligatoria per tutto il personale della Difesa.

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In Italia si discute ancora di obbligo sui luoghi di lavoro e sui trasporti locali. Un’eventuale imposizione provocherebbe sicuramente rabbia in una parte della popolazione. Ieri è stato presentato l’ultimo, in ordine di tempo, ricorso degli operatori sanitari contro la sospensione dal lavoro dei non vaccinati. A Cagliari 173 fra medici, infermieri e operatori socio-sanitari – categorie per le quali il vaccino è imposto per legge – hanno presentato ricorso al Tar, chiedendo anche un risarcimento dallo Stato.

L’obbligo per la popolazione generale non si renderà necessario se le vaccinazioni continueranno a procedere spedite come oggi. Il commissario per l’emergenza Covid Francesco Figliuolo si è detto fiducioso che a fine settembre raggiungeremo la copertura dell’80% degli italiani sopra ai 12 anni, la fascia d’età per la quale i vaccini sono autorizzati. Oggi siamo al 72,3% (39 milioni di persone) con almeno una dose. Gli immunizzati salgono al 77% se consideriamo che è guarito dall’infezione e ha anticorpi naturali. Lunedì sono state somministrate 132mila iniezioni. Il 45% sono prime dosi. Un terzo (quasi 43mila) è stato dato ad adolescenti tra 12 e 19 anni.

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