Che cos’è l’Isis-K e perché i talebani sono loro nemici

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L’attentato all’aeroporto di Kabul, che ha causato decine di vittime, è stato rivendicato dalla fazione dell’Isis attiva in Afghanistan, nota come Isis Khorasan, Isis-K o ancora Iskp, da Islamic State Khorasan Province, ovvero della provincia afghana del Khorasan.

La rivendicazione è ritenuta credibile secondo fonti americane anche dai funzionari dell’intelligence americana che avevano indicato proprio in questa fazione il maggiore pericolo per possibili attentati.

Le differenze tra Isis e Talebani

Anche se nella storia recente i gruppi islamisti di matrice terroristica si sono intrecciati e hanno cambiato ‘gruppo’ di appartenenza, non sempre è bastato loro stare dalla parte opposta degli “infedeli” per unirsi. Tutt’altro.

I talebani in occidente sempre associati ad Al Qaeda (e per questo attaccati nel 2001 quando erano al potere in Afghanistan) e la vicinanza tra i due gruppi resta valida. Tanto che il 15 agosto Al Qaeda – o quello che ne resta – ha esultato per la “storica vittoria” dei suoi storici alleati in Afghanistan, ma per l’Isis, che con loro non è mai andata d’accordo, i talebani vittoriosi altro non sono che “apostati” traditori e “agenti degli americani”.

Talebani e Isis sono in guerra da tempo e i talebani hanno indicato in varie occasioni di voler tenere il gruppo Isis lontano dalle aree sotto suo controllo.

L’Isis-K, in questi ultimi sei anni, ha conteso ai talebani il monopolio delle operazioni terroristiche contro obiettivi militari e civili all’interno del Paese. Nella convinzione che l’etnia Pashtun (principale etnia all’interno del movimento talebano) sia religiosamente “impura” e politicamente compromessa con il diavolo americano.

Un odio ricambiato come, il 15 agosto, giorno della caduta di Kabul per mano talebana, avrebbero dimostrato i fatti accaduti a Pul-i-Charkhi, la prigione della città. Dei cinquemila detenuti liberati dai talebani, uno solo sarebbe stato giustiziato sul posto dagli studenti coranici: Abu Omar Khorasani, uno dei comandanti di vertice dell’IS nel sud-est asiatico, detenuto da un anno dopo essere stato arrestato dalla polizia dell’allora governo Ghani.

Cos’è l’Isis Khorasan, come nasce e quanti miliziani ha

Nel complesso mosaico di milizie e intrecci tribali che caratterizza l’Afghanistan, l’Isis-Khorasan, il ramo di Daesh nell’Asia centrale, costituisce una grande incognita. Le notizie che giungono da fonti di intelligence sulla formazione terroristica, sorta nel 2015, sono frammentarie e a volte contraddittorie. Non è mai stata pienamente chiarita, ad esempio, l’esatta natura dei rapporti con lo Stato Islamico dell’Iraq e del Levante, e ambigue sono le relazioni con i talebani, sulla carta loro nemici giurati.

Secondo l’Onu, l’Isis-Khorasan conta 2.200 miliziani armati concentrati nella provincia montana di Kunar, al confine con il Pakistan. Un contingente composito, dove trovano spazio militanti pashtun pakistani fuggiti dal loro Paese, disertori afghani, estremisti uzbeki e, in numero più limitato, reduci arabi di quello che fu lo Stato islamico siro-iracheno.

Le comunicazioni con le altre filiali del califfato nero, si legge in un’analisi scritta da Thomas Parker per il Washington Institute, sono ormai limitate a messaggi via cellulare e i finanziamenti ridotti a un piccolo rivolo. Più di un analista aveva però affermato che un ritorno dei talebani al potere avrebbe offerto ai terroristi una chance di rialzare la testa.

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