Kabul, l’Isis fa strage di profughi e marines

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“Aiuto! Il canale è diventato rosso. Rosso come il nostro sangue. Ci sono tantissimi morti”. Lo avevano promesso. Ce lo aspettavamo. È accaduto. L’aeroporto di Kabul era già, da giorni, il centro del dolore del mondo. Ieri, si è aggiunto l’orrore che solo il terrorismo è in grado di dare: il male per il male.

“Un grande attentato con quattro autobombe”: il fattore “K” dell’Isis minaccia l’Occidente

di

Carlo Bonini

25 Agosto 2021

Mentre le truppe occidentali lasciano l’Afghanistan e gli ultimi voli, anche italiani, portano i civili in fuga dal loro paese, al sicuro in Occidente, migliaia di cittadini afghani, due attentati terroristici a distanza di pochi minuti l’uno dall’altro, hanno compiuto una strage di innocenti: 60 morti e 150 feriti, moltissimi bambini, in un primo bilancio destinato, evidentemente, a salire. A colpire sono stati due kamikaze (non si esclude che in una circostanza si sia trattato di una donna) in quello che sembra essere il marchio di fabbrica dell’Isis che, infatti, per primo ha rivendicato l’attentato.

La prima esplosione è stata opera di un kamikaze che si è fatto saltare in aria fuori dal Baron Hotel, che in questi giorni è diventata la base di giornalisti e truppe del Regno Unito. Poco dopo, l’attacco più importante, qualche chilometro più avanti all’Abbey Gate, il grande ingresso dello scalo di Kabul che dal 15 agosto è diventata l’uscita dell’inferno per gli afghani che vogliono scappare da Kabul presa dai talebani.

Gli americani, che lo gestiscono, avevano da subito posizionato dei grandi container in modo da poter garantire l’entrata soltanto a chi ne aveva diritto. Chi, cioè, era nelle liste stilate dai paesi che avevano aperto il ponte aereo. Da giorni la situazione all’Abbey era diventata insostenibile: centinaia di persone occupavano per l’intera giornata il canale di fogna a cielo aperto che corre parallelo al muro di cinta dell’aeroporto.

Sul muretto che lo costeggia, i militari di tutto il mondo facevano la spola tirando volta per volta le persone che individuavano per controllare i loro documenti: se avevano diritto, passavano in aeroporto. Altrimenti tornavano nella fogna. Già lunedì i servizi di intelligence americani avevano lanciato un’allerta molto chiara: l’Isis vuole colpire. E lo vuole fare ad Abbey. Vuole infatti punire questa sorta di collaborazione tra i talebani e gli occidentali. Vuole evitare che altre persone escano dall’Afghanistan. E vuole riprendersi la scena nel palcoscenico che, oggi, ha puntati tutti gli occhi del mondo.

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26 Agosto 2021

Un allarme preciso reso ancora più esplicito da un’informazione arrivata nel tardo pomeriggio del 25 quando anche i nostri militari hanno ricevuto un alert: l’Isis è pronta a colpire con almeno tre kamikaze fuori dall’aeroporto: “Non mandate uomini all’Abbey”. In realtà ancora mercoledì notte i soldati – anche italiani, insieme con i carabinieri del Tuscania e i vertici della nostra missione – continuavano a calare le mani nella fogna per tirare su e salvare le persone della lista. Ieri però hanno dovuto interrompere: nella tarda mattinata, per una questione di sicurezza, lo scalo di Abbey è stato chiuso.

Nessuno più è entrato. Nessuno più è uscito. E, proprio chi sperava in qualche ulteriore mano calata potesse regalare la libertà, è stato colpito. C’era un gruppo di ragazze e di ragazzi che dovevano arrivare in Italia. Qualcuno di loro, purtroppo, dovrebbe essere tra le vittime. “Il canale è diventato rosso come il sangue”, piangeva una di loro al telefono con l’Italia, mentre cercava i suoi amici. “Non li trovo, non so dove sono”.

Tra le vittime ci sono anche 13 marines americani e 18 feriti, alcuni dei quali in gravi condizioni. E sono stati proprio gli americani, con il Pentagono, a dire le prime parole per cercare di spiegare cosa potesse essere accaduto. “Il fatto – ha detto il capo del comando centrale, Kenneth McKenzie – che un attentato suicida sia riuscito ad avvicinarsi ai marine Usa è in qualche modo un fallimento”. Lo è perché in qualche modo gli statunitensi, insieme con i talebani, avevano garantito la sicurezza dello scalo.

“La sicurezza – ha detto McKenzie – è in parte affidata ai talebani: alcuni sono bravi e scrupolosi e altri lo sono meno”. Ma esclude che da loro possa essere arrivato un aiuto all’Isis, “Se lo abbiano lasciato accadere, non lo so, non c’è nulla che mi convinca che sia successo. E non è una questione di fiducia. Hanno una ragione pratica per volerci via da qui entro il 31 agosto. Vogliono riprendere l’aeroporto. Vogliamo andarcene anche noi entro quella data, se possibile: quindi abbiamo un obiettivo comune. Finché teniamo vivo questo obiettivo comune, è utile lavorare con loro. Hanno eliminato alcune delle nostre preoccupazioni per la sicurezza ed è stato utile lavorare con loro”.

Quando è arrivato l’eco della prima bomba nello scalo di Kabul è arrivato immediatamente l’allarme dell’attacco via terra. È successo anche nella base italiana, una delle ultime a essere ancora quasi piene: in queste ore stanno andando via tutte, mercoledì notte francesi e turchi staccavano dai muri dei compound le foto dei loro generali. O abbandonavano le auto fuori, sapendo che nel giro di cinque giorni tutto sarebbe stato distrutto. Nessun militare italiano è stato ferito, dice la Farnesina. Le procedure di evacuazione sono state accelerate.

Oggi partirà l’ultimo aereo italiano dall’aeroporto d Kabul con a bordo i militari e il console Tommaso Claudi che, con Difesa e intelligence, ancora ieri era a dare assistenza ai cittadini afghani. Ora, però non c’è più tempo.

Come ha spiegato il Pentagono nella tarda serata di ieri, ci sono informazioni precise sul fatto che gli attacchi continueranno: c’è un rischio autobombe e un allarme sul possibile lancio di razzi contro l’aeroporto. Era notte quando, gli aerei occidentali erano in pista, e dall’altra parte del muro raccontavano del rumore di una nuova esplosione.

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