Rogo Torre dei Moro, la procura di Milano indaga per disastro e incendio colposo: verifiche sul materiale del ‘cappotto’ e sul sistema antincendio

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Il sistema antincendio della Torre dei Moro presentava diverse “criticità” e in particolare le “bocchette” dell’impianto da attivare manualmente funzionavano fino al quinto piano, non erano attive tra il quinto e il decimo, mentre hanno funzionato in parte tra il decimo e il diciottesimo piano. E’ quanto hanno accertato al momento gli inquirenti milanesi. Le scale, invece, hanno consentito alle persone che stavano lasciando il palazzo di scendere in sicurezza, perché hanno un meccanismo che evita che il fumo possa entrare nelle scale stesse.

E’ cauta la pm Tiziana Siciliano sulle cause dell’incendio che è divampato ieri pomeriggio nella Torre di via Antonini. “L’incendio è partito sicuramente dal quindicesimo piano, dall’interno proveniva un fumo nero molto denso”, spiega. Aggiungendo, però, che è “troppo presto” per avere un quadro chiaro. Anche perché le concause potrebbero essere molteplici: “Quella del cortocircuito è una delle ipotesi”.

All’esame degli investigatori c’è “anche il materiale esterno di rivestimento della facciata. C’è il settore investigativo dei vigili del fuoco che ha prelevato del materiale e lo sta esaminando  – ha aggiunto il magistrato -. È molto importante che venga esaminato e valutato anche rispetto alla normativa dell’epoca”. Criticità non escluse ma ancora “da valutare” potrebbero essere legate al funzionamento del sistema anti-incendio.

Tra le concause di un rogo, poi, ci sarebbe anche il cosiddetto “effetto camino”, che potrebbe spiegare la velocità con cui le fiamme hanno divorato il rivestimento dell’edificio. Le fiamme si sarebbero propagate con maggiore forza sfruttando l’aria che circola in un’intercapedine tra i pannelli che ricoprono la facciata del grattacielo di via Antonini e la struttura del palazzo. Al momento le ipotesi di reato al vaglio del dipartimento Tutela della salute, dell’ambiente e del lavoro della Procura di Milano sono quelle di disastro e incendio colposo: saranno le indagini a verificare se il materiale che è stato usato per realizzare i pannelli di rivestimento del palazzo, ossia una sorta di ‘cappotto termico’, fosse rispttoso della normativa antincendio.

“Il palazzo era fatto di alucobond ed era finito da molti anni”, ha spiegato l’amministratore del condominio Giuseppe Bononi, intervenuto sul posto questa mattina. L’alucobond è un pannello composito costituito da due lamiere esterne di alluminio e da un nucleo di sostanze minerali difficilmente infiammabili. Ed è proprio su questi materiali che si stanno concentrando le indagini.

“Approfittando delle agevolazioni fiscali, stavamo pensando di pulirlo e verificarne la stabilità – ha aggiunto – era parecchio tempo che non si faceva nulla su quella facciata e, approfittando delle agevolazioni fiscali volevamo fare una pulizia, e verificare gli stati di ancoraggio dei pannelli “.

Cos’è la Torre dei Moro: una pratica urbanistica avviata nel 2006, con lavori completati nel 2011. Il general contractor dell’opera era la società Moro Costruzioni spa, della famiglia di immobiliaristi Moro e a realizzare una parte dei lavori è stata la Ats srl di Limido Comasco (provincia di Como) esperta in realizzazione di cappotti termici.

Nella scheda tecnica pubblicata sul sito dell’azienda produttrice dei materiali utilizzati per il cappotto, si leggono alcune specifiche relative al progetto. Con un particolare proprio relativo al rischio incendi: “Trattandosi di un edificio di notevole altezza con una particolare criticità nei riguardi della protezione da un incendio esterno alla facciata, per l’isolamento a cappotto è stato scelto un materiale isolante incombustibile come la lana di vetro al posto del materiale isolante plastico comunemente utilizzato in questa applicazione (Eps)”.

L’archistar Stefano Boeri ha scritto su Instagram, commentando le immagini del grattacielo in fiamme: “La velocità con cui i pannelli di rivestimento della facciata prendono fuoco mi ricorda il terribile incendio della Grenfell Tower a Londra.

A questo proposito le mille pagine del rapporto sul rogo della Grenfell Tower, passato alla storia come l’incidente in cui hanno perso la vita più persone a Londra dalla Seconda Guerra Mondiale, inchiodarono i responsabili della ristrutturazione dell’edificio, fatta in violazione delle norme di sicurezza.

Ultimata nel 2019, due anni dopo l’incendio in cui morirono anche due giovani italiani – Gloria Trevisan e Marco Gottardi – l’inchiesta stabilì che il motivo principale per cui le fiamme si erano propagate così velocemente erano i pannelli prodotti dalla Arconic e fatti di alluminio composito. In particolare “lo scioglimento e sgocciolamento del polietilene che bruciava tra due fogli di metallo”.

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