E’ il momento di imprimere una nuova accelerazione per raccogliere consenso attorno alla vaccinazione e tagliare il traguardo dell’80% di italiani con almeno una dose prima della fine di settembre. Per questo, il governo prepara una nuova estensione del Green Pass. Sarà il passo precedente all’eventuale decisione sull’obbligatorietà vaccinale. Un certificato verde esteso innanzitutto ai dipendenti della pubblica amministrazione, che Renato Brunetta vuole presto al lavoro in presenza andando oltre lo smart working dell’era pandemica. “Si può valutare se procedere con l’estensione del passaporto vaccinale – conferma a Repubblica il ministro della Salute Roberto Speranza – Ad esempio per i dipendenti della pubblica amministrazione”.
Non c’è nulla di improvvisato in questa posizione. Rientra nel solco delle precedenti scelte degli ultimi due governi. Prima l’obbligo imposto a chi lavora nella sanità, poi la previsione del Green Pass a chi è impiegato nella scuola. E adesso l’attenzione rivolta a chi è dipendente dell’amministrazione pubblica. Al progetto lavora il ministro Renato Brunetta, da tempo. Vuole riportare i dipendenti in presenza, almeno gran parte di loro, in modo da migliorare anche le prestazioni rivolte ai cittadini.
Il Cts dà il via libera all’estensione della validità del Green Pass a 12 mesi
di
Michele Bocci
27 Agosto 2021
Neanche Mario Draghi si accontenterà di una copertura vaccinale parziale della popolazione. Il premier ha fatto della campagna di immunizzazione di massa il suo obiettivo prioritario e farà tutto quello che è necessario per allargare al massimo la platea di chi è coperto da due dosi. Il tutto mentre l’Oms lancia un allarme per l’Europa: “Nelle ultime sei settimane il ritmo delle vaccinazioni è calato del 14%. Da qui a dicembre il continente rischia altri 236 mila morti a causa del Covid”. Anche alla luce di queste proiezioni, l’esecutivo si è dato un orizzonte di trenta giorni, da fine agosto a fine settembre. Un tempo necessario a capire – come ha spiegato su Repubblica Maria Stella Gelmini – se e quanto si andrà oltre la soglia dell’ottanta per cento di italiani raggiunti dalla prima dose. Si vogliono analizzare i dati delle prossime settimane, prima di ragionare semmai anche dell’obbligo vaccinale. Ed estendere nel frattempo ancora di più il Green Pass.
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Il primo effetto che si dovrà valutare è però frutto di una decisione già assunta a inizio agosto: quello del passaporto vaccinale introdotto sui trasporti e nelle scuole. L’obbligo scatta dal primo settembre. Con la fine dell’estate, inoltre, assumerà sempre maggiore peso la carta verde per gli eventi musicali, i musei e i ristoranti, che inizieranno a ospitare soprattutto al chiuso visitatori, richiedendo dunque il pass. Non è detto che basti. Per questo, l’esecutivo prepara la prossima mossa: il Green Pass nella pubblica amministrazione, come detto, e poi nei luoghi di lavoro e nel trasporto pubblico locale.
Il fronte favorevole a questa soluzione include i vertici del governo. Ma c’è una sensibilità trasversale che attraversa la maggioranza. Forza Italia, ad esempio, è d’accordo, così come Italia Viva. “Abbiamo fortemente voluto il Green Pass – è quanto sostiene su Repubblica Maria Stella Gelmini – e siamo favorevoli all’obbligo vaccinale. Se nel giro di qualche settimana non si raggiunge l’ottanta per cento di immunizzati credo che sarebbe giusto prevedere una forma di obbligo vaccinale, almeno per chi svolge funzioni pubbliche”.
E’ la posizione anche di Brunetta, del Partito democratico e di Roberto Speranza. Il quale non esclude, appunto, soluzioni ancora più nette, ma per adesso guarda soprattutto al passaporto vaccinale rafforzato: “L’obbligo resta una soluzione da valutare in futuro – premette – ma di certo si può procedere sull’estensione del Green Pass per garantire la sicurezza e contrastare il virus. Ad esempio per i dipendenti della pubblica amministrazione. E poi è in corso anche una riflessione con sindacati e imprese per ragionare anche di Green Pass sui luoghi di lavoro”.
Rafforzare il certificato verde è l’opzione più pragmatica che ha in tasca anche Mario Draghi, visto che Matteo Salvini si opporrà all’obbligo duro e puro. Green Pass dunque, anche come compromesso per superare le resistenze della Lega. E anche nel Movimento cinque stelle le posizioni sono sfumate. A Giuseppe Conte, ad esempio, non piace l’imposizione del vaccino: “Resto favorevole alla non obbligatorietà. Bisogna continuare a fare appelli a vaccinarsi per “amor patrio””.
Green Pass, dunque. Prima per la pubblica amministrazione, probabilmente a partire da inizio ottobre. E quasi certamente in tempi brevi anche per le aziende, dove la maggior parte dei lavoratori sono vaccinati. Le scorse settimane governo e sindacati sono entrati in rotta di collisione su questo punto, ma presto l’esecutivo tornerà alla carica, cercando di siglare un compromesso. Infine il trasporto pubblico locale, nonostante alcun dubbi del ministro Enrico Giovannini, che sembra convinto che protocolli rigidi e tempi brevi di percorrenza mettano già in sicurezza gli utenti.
Peseranno, come detto, anche i numeri della campagna di vaccinazione delle prossime settimane. Ad oggi è stata toccata quota 73,5% (39,7 milioni di vaccinati sui 54 potenziali totali). Per tagliare il traguardo dell’80% di over 12 immunizzati con almeno una dose (pari 43,2 milioni di persone) serviranno almeno tre settimane. L’80%, insomma, sarà raggiunto prima del 30 settembre, probabilmente intorno al 15. Così, almeno, spera l’esecutivo. E questo perché a settembre l’attuale ritmo di 250-300 mila vaccini al giorno – secondo le previsioni del governo – tornerà a salire a quota 500 mila. In questo modo si stima che per fine settembre l’Italia potrà vantare 44-45 milioni di vaccinati, pari a circa l’83% del totale. A quel punto il ritmo della campagna calerà drasticamente. Ad oggi, infatti, si giudicano recuperabili al massimo sette dei 14,5 milioni di potenziali “vaccinandi”. Significa che durante ottobre si proverà a raggiungere quota 86-87% del totale, circa 48 milioni di persone.
Questo nello scenario migliore. Che dovrebbe essere favorito anche dall’estensione del Green Pass. In caso contrario, si valuterà seriamente – e nonostante le resistenze incrociate e convergenti di Salvini e Conte – anche l’obbligo vaccinale. Dal Cts, ad esempio, si sollecita questa strada. Sergio Abrignani, che del Comitato è membro, promuove il Green Pass e sollecita sulla Stampa anche questa ulteriore arma – l’obbligatorietà, appunto – “per un motivo di sanità pubblica e per mitigare quello che avverrà nelle prossime settimane, cioè un aumento dei ricoveri dei non vaccinati”.