Incendio a Milano, il giallo della luce nell’appartamento al 15esimo piano. Il custode: “Era staccata”. Ancora roghi nella notte

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Con l’arrivo delle relazioni degli agenti dell’ufficio Volanti della Questura di Milano, i primi a intervenire al grattacielo di via Antonini 32, è stato formalmente aperto dalla procura un fascicolo sull’incendio con l’ipotesi di reato di disastro colposo a carico di ignoti. Tra i prossimi passaggi dell’indagine, coordinata dal procuratore aggiunto Tiziana Siciliano e dalla pm Marina Petruzella, ci sarà l’acquisizione dell’ingente documentazione tecnica relativa al palazzo costruito nel 2006. Tra i primi atti già in possesso degli specialisti del Nucleo investigativo antincendi dei Vigili del Fuoco i registri di revisione e di manutenzione del grattacielo. Le operazioni di spegnimento del rogo della Torre dei Moro si sono concluse ieri pomeriggio, ma nella notte si sono riaccesi dei focolai: i vigili del fuoco sono ancora sul posto con 2 squadre e ci rimarranno ancora per giorni per mettere in sicurezza quanto rimane del grattacielo andato in fiamme domenica a Milano. In mattinata si è svolto un sopralluogo degli investigatori coordinati dalla procura.

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Ci sono ancora da ispezionare – viene spiegato dal comando provinciale di Milano – alcuni appartamenti e da monitorare la messa in sicurezza dello stabile dove, finché non saranno ultimate queste operazioni, non si potrà accedere.

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L’elettricità dell’appartamento del 15esimo piano, da cui potrebbe essersi sviluppato il maxi incendio della Torre dei Moro di via Antonini a Milano domenica scorsa, “era stata staccata” verosimilmente dal proprietario prima di partire per le vacanze. Lo ha raccontato agli investigatori il custode del grattacielo che 5 giorni prima del rogo era andato ad innaffiare le piante nell’abitazione. Un elemento, quello della luce staccata messo a verbale davanti ai pm coordinati dall’aggiunto Tiziana Siciliano, che porta a dover effettuare ulteriori verifiche per capire se davvero il fuoco è scaturito da quell’appartamento e per quali cause.

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Il custode ha spiegato che quando è entrato per bagnare le piante in quell’appartamento ha provato ad accendere la luce ma era stata staccata, verosimilmente dal contatore principale e dal proprietario (nell’abitazione viveva una persona soltanto, che non è rientrata a Milano dopo il rogo) prima di partire per le vacanze. Un elemento, questo, che fa sorgere qualche dubbio sul fatto che possa essersi verificato un cortocircuito o un malfunzionamento di un impianto attaccato alla corrente elettrica, anche se resta possibile che il proprietario abbia staccato la luce dal contatore, escludendo alcuni elettrodomestici, come il frigorifero, dal blocco. E restano, comunque, in piedi anche le ipotesi di autocombustione di batterie o altro.

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Ad ogni modo nell’inchiesta, coordinata ora anche dal pm Marina Petruzzella del dipartimento guidato dall’aggiunto Siciliano, si vuole verificare proprio se davvero le prime fiamme e il fumo, che si vedono uscire in un video amatoriale dal balcone di quell’appartamento, si siano originate in quell’abitazione. Tanto che oggi gli investigatori del Vigili del fuoco sono entrati nuovamente nell’appartamento.

In Procura, intanto, è arrivata anche la prima relazione della polizia che è subito intervenuta quel pomeriggio: alcuni agenti hanno portato fuori delle persone salendo fino all’ottavo piano. E la loro attività di quella domenica è riassunta nella relazione consegnata agli inquirenti.

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Intanto è scattata sui social la solidarietà alle famiglie che hanno perso la loro casa nel rogo. Sulla pagina Facebook “Sei di Milano se” sono apparsi i primi messaggi di chi vuole dare una mano alle vittime del drammatico incendio. Una ditta di traslochi offre trasporto e materiali da imballaggio a tutti i residenti, quando sarà possibile accedere allo stabile e prelevare quanto resta dei loro effetti personali, mentre un ristoratore della zona ha offerto pranzo e cena a coloro che in quella torre hanno perso tutto. Questo ancor prima che gli stessi residenti dello stabile lanciassero un appello alla città di Milano e ai milanesi, per chiedere anche un piccolo aiuto tramite donazione sul conto corrente condominiale. Gli abitanti della Torre dei Moro hanno pensato di istituire una raccolta fondo di “aiuto per Antonini 32/34”. E per questo chiedono sostegno al Comune perché “si facciano accordi con gli alberghi” aggiunge Nicola. “Faccio un appello al Comune di Milano perché non dimentichi i superstiti di Antonini 32, perché siamo in strada. Non vogliamo fare la fine dei terremotati”.

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