Covid, prima sconfitta per i ‘no Green Pass’. Il giudice: inammissibile il ricorso di una associazione di consumatori

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Prima sconfitta in sede di giudizio per i ‘no Green Pass’. Un giudice della seconda sezione civile del Tribunale di Roma ha dichiarato inammissibile il ricorso d’urgenza contro la Presidenza del Consiglio dei ministri e contro il Consiglio dei ministri – difesi dall’Avvocatura dello Stato – presentato da un’associazione di utenti e consumatori, ‘Diritto e mercato’, contro il decreto del governo di fine luglio che proroga lo stato d’emergenza al 31 dicembre e prevede l’utilizzo del passaporto vaccinale.

Il magistrato boccia l’iniziativa dei ricorrenti, giudicandola inammissibile e facendo presente che ogni valutazione sul decreto e sull’eventuale e generica lesione di diritti non attiene a un giudice civile. E questo perché si tradurrebbe in una valutazione di legittimità costituzionale che, semmai, può essere sollevata alla Corte costituzionale da un magistrato nel corso di un giudizio pendente. In altri termini, il giudice del Tribunale civile chiude la strada a chi intenda mettere in discussione il Green Pass – che da domani sarà esteso anche ai trasporti e a chi lavoro nella scuola – senza la lesione di uno specifico interesse. Il ricorrente, insomma, secondo il giudice ”sembra confondere un’astratta res controversa, che si sostanzia nell’asserita violazione dei diritti costituzionalmente protetti, con un giudizio autonomo e distinto, condizione normativa imprescindibile per adire la Corte costituzionale”.

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L’associazione dei consumatori chiedeva tra l’altro di bloccare il Green Pass perché discriminatorio verso i visitatori di bar, ristoranti e musei, anche se sani e non positivi al Covid. Lamentava inoltre la violazione della privacy, delle libertà costituzionalmente garantite e dell’articolo 3 della Costituzione, ”in quanto chi non si vaccina sta esercitando un proprio diritto”. Secondo i ‘no Green Pass’, inoltre, questa norma non consente ai cittadini di effettuare il ”calcolo costi-benefici” rispetto alla vaccinazione. Il decreto, lamentano, viola inoltre la Convenzione europea dei diritti dell’uomo in quanto lesivo della libertà di coscienza e di autodeterminazione. E spinge verso una vaccinazione che sconta però ”l’assenza di certezza scientifica” e si fonda su un vaccino che non è stato ”approvato ma unicamente autorizzato”. Tutte motivazioni che non fanno breccia, perché il magistrato non intende entrare nel merito e valuta inammissibile il ricorso in via d’urgenza presso il tribunale civile. Una decisione che sembra precludere anche per il futuro questa strada, almeno sul fronte della giustizia civile.

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