Incontriamo il portavoce dei talebani, Zabiullah Mujahid, al secondo piano del ministero dell’informazione e della cultura di Kabul, dopo aver passato il controllo della sicurezza in un lungo e stretto corridoio delimitato solamente da cemento armato e filo spinato. Saliamo le scale e veniamo fatti accomodare in uno studio elegantemente arredato dove ci aspetta l’esponente politico, dalla presa di Kabul volto dei talebani nei discorsi pubblici. Che auspica: “Spero che l’Italia riconosca il nostro governo islamico e che riapra presto la sua ambasciata”.
Sul futuro del Paese spiega che “non ci saranno donne ministro, ma potranno lavorare nei ministeri oppure come poliziotte o infermiere. Potranno anche studiare all’università”. Per contrastare la crisi economica, invece, i talebani puntano sulla Cina: “Pechino ci aiuterà a ricostruire il Paese, sarà il nostro partner principale”.
Dopo la ritirata degli americani, cosa ci dobbiamo aspettare per il popolo afghano?
“Quello afghano è un popolo valoroso che ha saputo sacrificarsi per vincere questa lunga guerra. Ora c’è un Paese da ricostruire. Abbiamo bisogno di sicurezza, rilancio economico e nuovi posti di lavoro. Per quanto riguarda la sicurezza, posso affermare che grazie al ritiro degli americani e alle nostre forze dell’ordine il problema è risolto. Rimane in salita la lotta alla disoccupazione e la creazione di un vero e proprio rilancio economico”.
Come pensate di migliorare l’economia afghana?
“Tutti i soldi sono stati spesi per la guerra, ora è tempo di ricostruire. Per questo abbiamo bisogno di migliorare le nostre relazioni internazionali e accreditarci davanti ai governi di tutto il mondo. Siamo consapevoli che abbiamo davanti un lavoro enorme, ma stiamo ponendo le basi per una profonda trasformazione del Paese”.
Quando formerete il nuovo governo?
“Formeremo un governo d’unità nazionale il più presto possibile. Vorremmo creare un governo snello con la metà dei ministeri di prima. Abbiamo già trovato un’intesa con i mujahiddin ma il grande punto interrogativo rimane la nostra gente del Panshir. Purtroppo il dialogo non sta dando i frutti sperati. Ieri le forze di Ahmad Massud ci hanno attaccato due volte. Capite bene come il processo di pace da noi tanto auspicato si stia complicando. Per entrare nel governo abbiamo chiesto all’esercito del Panshir di arrendersi, altrimenti saranno schiacciati”.
Per quanto riguarda le donne, quali saranno i loro diritti?
“Vedo le donne protagoniste della società afghana. Abbiamo tantissime donne che lavorano negli ospedali, sono delle bravissime e valide infermiere”.
Possiamo ipotizzare che una donna diventi ministro del nuovo governo talebano?
“Non come ministro, ma seguendo i comandamenti del Corano e sotto la legge della sharia le donne potrebbero, ad esempio, lavorare nei ministeri, nel corpo della polizia o, ad esempio, nella magistratura come assistenti”.
Le ragazze saranno ammesse alle università?
“Certamente, speriamo di avere molte brillanti studentesse che onorino l’Afghanistan in tutto il mondo”.
Quali saranno i rapporti tra il vostro futuro governo e la Cina?
“La Cina è il nostro partner principale e rappresenta per noi una fondamentale e straordinaria opportunità poiché è disponibile a investire e ricostruire il nostro Paese. Teniamo moltissimo al progetto “One belt, one road” che porterà a rivivere l’antica Via della seta. Inoltre possediamo ricche miniere di rame che grazie ai cinesi potranno tornare in vita ed essere modernizzate. Infine la Cina rappresenta il nostro lasciapassare verso i mercati di tutto il mondo”.
Alcuni osservatori internazionali hanno l’impressione che i rapporti con la Russia si siano incrinati: come stanno le cose?
“Non è così, anche se ammetto che l’impressione possa essere stata quella. Continuiamo a mantenere ottime relazioni con un partner importante e con un peso fondamentale per la regione come la Russia. Le relazioni con Mosca sono principalmente politiche ed economiche. La Russia continua a mediare per noi e con noi per creare le condizioni per una pace internazionale”.
Quando riaprirà l’aeroporto di Kabul?
“L’aeroporto internazionale Hamid Karzai riporta seri e profondi danni, è profondamente compromesso e distrutto. Vi sono grossi problemi tecnici al momento, ma finalmente la sicurezza è nelle mani delle nostre forze di sicurezza islamica. Rimangono però grossi problemi logistici. Il Qatar e la Turchia si stanno occupando della rimessa in moto dell’aeroporto. Nei prossimi tre giorni sarà tutto finalmente pulito e in poco tempo tutto verrà ricostruito. Spero che entro settembre l’aeroporto torni nuovamente operativo. Inshallah”.
L’intervista è finita, ma Zabiullah Mujahid ci trattiene ancora qualche minuto: “Lasciatemi aggiungere che vogliamo ristabilire buone relazioni con l’Italia, auspichiamo che il vostro Paese riconosca il nostro governo islamico. Spero che questa intervista possa rafforzare le nostre relazioni diplomatiche e politiche, per favore, e che l’Italia riapra la sua ambasciata a Kabul. Il vostro è un Paese importantissimo per noi per la sua cultura e la storia della filosofia. Questo per noi è essenziale”.