Covid, i costi della terapia intensiva. Vergallo: “Venti milioni di euro ad agosto”

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No Vax e il costo della terapia intensiva. A chiedere di pagare il conto a chi si ammala perché scientemente non si è voluto vaccinare, lunedì era stato l’assessore alla sanità Alessio D’ Amato. L’assessore della regione che sfiora quasi l’80 per cento degli immunizzati con la seconda dose. Boutade? Provocazione? Tante le polemiche per questa uscita. E se c’è chi ha respinto al mittente la proposta, bollandola come incostituzionale, qualcun altro ha fatto i calcoli di quanto, nel solo mese di agosto, sia costato al servizio sanitario nazionale e quindi a tutti noi, curare quelli che avevano detto no al vaccino che poi si sono infettati finendo in ospedale. “Intubati” in terapia intensiva.

A fare i conti è Alessandro Vergallo, presidente nazionale dell’Associazione anestesisti rianimatori ospedalieri italiani (Aaroi-Emac). E la cifra che si raggiunge in trenta giorni di relativa calma con le regioni tutte in bianco, è altissima: 20 milioni di euro. “L’idea lanciata dall’assessore del Lazio, D’Amato la vediamo non praticabile – premette Vergallo -, anche se è vero che oggi oltre il 90% dei ricoveri Covid in terapia intensiva è di persone non vaccinate. Per i quali sono stati spesi oltre 20 milioni di euro”.

Ma come si arriva a questa stima? “Un giorno di degenza in rianimazione può variare tra circa 1.500 a circa 4.500 euro – continua il presidente degli anestesisti – ma diciamo che il costo medio è almeno 2.200. Ad agosto il numero medio di ricoveri giornalieri in terapia intensiva Covid è stato di circa 320 pazienti; quindi, in totale ad agosto sono stati spesi circa 22 milioni di euro. Questa ‘spesa’ è ripartibile così: 94% per i non immunizzati e 6% per i vaccinati, quindi 20,6 mln nel primo caso e 1.2 mln per i secondi. Se i non immunizzati si fossero invece vaccinati avremmo evitato di buttare tanti soldi – continua Vergallo – Pensiamo solo a quanto ancora siamo in ritardo con il recupero delle liste d’attesa per le altre malattie”.

Sulla proposta D’Amato interviene anche Matteo Bassetti, direttore del reparto di Malattie infettive all’Ospedale San Martino di Genova. Anche per lui impossibile da mettere in atto. Però suggerisce di consegnare al paziente comunque il conto. “L’ospedale scrive tutte le spese, farmaci compresi – spiega – e guardandole sarà facile capire quanto siano i ricoveri a fare l’interesse delle case farmaceutiche piuttosto che i vaccini”.

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