Stati Uniti, dall’aborto alle armi il Far West del Texas fa infuriare Biden

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NEW YORK – “Evacuiamo donne e ragazze dal Texas”: dopo l’entrata in vigore, mercoledì, della legge in materia d’aborto più restrittiva d’America, i social già paragonano con amara ironia lo stato tutto chiese e pistole – ma anche ranch, rampe di lancio spaziali e pozzi di petrolio – all’Afghanistan riconquistato dai talebani. Tanto più dopo l’appello last minute alla Corte Suprema per bloccarne temporaneamente l’applicazione che la maggioranza conservatrice ha deciso 5 a 4 di ignorare. Pur lasciando aperta la porta a future sfide sulla costituzionalità della legge: col rischio di mettere in discussione pure la tenuta dello storico Roe vs. Wade (la sentenza del 1973 base di tutte le leggi pro-aborto del Paese).

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Un precedente così grave da spingere Joe Biden a pronunciare parole durissime contro il regolamento texano definito “attacco ai diritti costituzionali delle donne”. Scagliandosi pure contro i giudici – cosa davvero inaudita per un presidente – accusandoli di “caos incostituzionale” e di incoraggiare “autoeletti tutori dell’ordine” a denunciare donne che “esercitano il diritto di scelta”.

La nuova legge infatti vieta l’aborto pure in caso di stupro o incesto da quando è percepibile il battito del feto, circa alla sesta settimana: quando molte non sanno nemmeno di essere incinte. Ma permette a chiunque di denunciare medici, infermieri e persino accompagnatori (perfino inconsapevoli autisti di taxi) in qualunque misura coinvolti nell’interruzione di gravidanza.

Ma il primo settembre non ha aperto la porta solo alla legge del “battito cardiaco”. Sono ben 666 (“numero del diavolo”, notano ancora gli arguti social) le regole entrate in vigore in quello stato mercoledì: vera summa dell’agenda conservatrice più retriva d’America. Oltre a vietare gli accampamenti degli homeless e mettere in carcere chi protesta bloccando una strada, fra i provvedimenti ci sono infatti pure nuove regole di voto.

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Importanti: ma solo apripista al disegno di legge, restrittivo davvero, approvato una settimana fa sulla scia delle (false) accuse di brogli avanzate da Donald Trump. Passato solo dopo un lungo braccio di ferro con i dem, erode il diritto di voto delle minoranze (più liberal) eliminando schede via posta e numero dei seggi.

Ancora non basta. In quello che un tempo era Far West, da mercoledì si gira armati senza bisogno di licenza o addestramento. E nel frattempo, nello stato duramente colpito dal Covid (3,63 milioni di contagi, 57.533 morti, 17mila nuovi positivi al giorno) il governatore Greg Abbott proibisce in nome della libertà personale a negozianti e ristoratori di chiedere prova del vaccino. Impedendo l’obbligo di mascherine pure nelle scuole, nonostante si siano ammalati già 8829 studenti e 872 insegnanti (due, 41 e 57 anni, sono morti ieri).

“Deprimente” ci dice al telefono da Austin dove vive Lawrence Wright, giornalista del New Yorker autore di libri-inchiesta come “Le Altissime Torri”, “Dio salvi il Texas” e l’imminente “L’anno della peste”: “Lo stato sta cambiando rapidamente. E questo spaventa i conservatori spingendoli a tentare un disperato ritorno al passato”.

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