Green Pass, Landini novanta minuti a palazzo Chigi. Tra sindacati e imprese accordo vicino

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ROMA – Sì al Green Pass obbligatorio sui luoghi di lavoro ma solo se a farsi carico dei costi dei tamponi è lo Stato. E sì anche al vaccino obbligatorio, se il governo decidesse di adottarlo. Non è ancora accordo tra Confindustria e i sindacati, ma le due ore di colloquio in viale dell’Astronomia, dopo un’estate di scontri e accuse reciproche lanciate a debita distanza, tracciano la strada per l’intesa sulle condizioni di ripresa del lavoro in autunno. E infatti il presidente di Confindustria Carlo Bonomi esprime soddisfazione ribadendo che “era il momento di stare insieme, il momento di confrontarsi sui tanti temi importanti per il Paese, prima di tutto il tema del Green Pass e dell’obbligo vaccinale”, e il leader della Cisl Luigi Sbarra definisce l’incontro di ieri “positivo”. “Dopo mesi di mancato confronto, riprende la discussione che per noi assume un significato particolare – spiega Sbarra – perché c’è una comune convergenza sulla richiesta al governo e al Parlamento di assumersi per intero le responsabilità nell’adottare un provvedimento legislativo che sancisca l’obbligo della vaccinazione per tutti i cittadini, e trovare Confindustria che sostiene quanto ripetiamo da settimane per noi è importante”.

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di

Tommaso Ciriaco

06 Settembre 2021

Al tempo stesso, però, i sindacati fanno un passo verso le imprese: Bonomi insiste da mesi su una revisione dei protocolli di sicurezza sul lavoro che preveda l’obbligo del Green Pass. “Confindustria ha dichiarato – afferma il segretario generale della Uil Pier Paolo Bombardieri – nel caso il governo decidesse sul Green Pass, la disponibilità a non far pagare i tamponi ai lavoratori. Quando si parla di sicurezza sul lavoro i costi non possono essere caricati sulle spalle dei lavoratori, né possono essere licenziati lavoratori che non fossero disponibili a farsi il tampone”.

Bonomi non si tira indietro, riconosce ampiamente ai sindacati la correttezza nell’indicare nei vaccini la via maestra per il lavoro in sicurezza, ma precisa che “non possiamo non renderci conto che la politica non sembra per ora trovare una sintesi, e quindi noi abbiamo necessità di mettere in sicurezza i luoghi di lavoro, per la salute di chi lavora e per non compromettere la ripresa. E quindi siamo per l’adozione del Green Pass sui luoghi di lavoro”. Riconoscendo che non possono essere i lavoratori a farsi carico dei costi dei tamponi, Bonomi precisa però che non possono essere neanche le imprese, che già hanno affrontato ingenti spese per la sicurezza. E quindi l’auspicio è che il governo, se le parti sociali arrivassero a un accordo sull’obbligo di Green Pass, decida anche di farsi carico dei costi dei tamponi per chi non può o non vuole vaccinarsi. Un’ipotesi che potrebbe essere stata anche tra i temi del colloquio che nel pomeriggio si è svolto tra il premier Mario Draghi e il leader della Cgil Maurizio Landini: al centro i temi del lavoro, precisa un comunicato di palazzo Chigi.

Piena intesa dei sindacati anche con la Confapi, l’associazione delle piccole e medie imprese: al tavolo con il presidente Maurizio Casasco si è ipotizzato che i tamponi possano essere pagati dagli enti bilaterali, frutto di accordo tra l’organizzazione e Cgil, Cisl e Uil.

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