Strage Mottarone, il piccolo Eitan portato in Israele dal nonno materno già condannato per maltrattamenti all’ex moglie. La zia: “Siamo preoccupati per la sua salute”

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Eitan è “cittadino italiano, Pavia è la sua casa dove è cresciuto, noi lo aspettiamo a casa, siamo molto preoccupati per la sua salute”. Lo ha detto in lacrime Aya Biran la zia paterna (che ne è anche la tutrice legale) del bambino di 6 anni unico sopravvissuto della tragedia del Mottarone che è stato riportato in Israele dal nonno materno. “Una mossa unilaterale e gravissima della famiglia Peleg” perché “il nonno materno Shmuel Peleg è stato condannato per maltrattamenti nei confronti della sua ex moglie, la nonna materna e tutti i suoi appelli sono stati respinti in tre gradi di giudizio”. E mentre l’ambasciata israeliana a Roma sta seguendo il caso da vicino, la Procura di Pavia ha aperto un’inchiesta per sequestro di persona.

Tragedia Mottarone, la zia di Eitan in lacrime: “Ti aspettiamo a casa”

Dopo la tragedia del 23 maggio scorso, in cui persero la vita i genitori, il fratellino e i bisnonni di Eitan (in tutto morirono 14 passeggeri della funivia precipitata) il bambino è stato affidato dal Tribunale di Torino ad Aya Biran, che vive in provincia di Pavia con il marito, Or Nirko, e due figlie che frequentano le stesse scuole di Eitan. Cosa su cui non erano d’accordo i genitori di Tal Peleg, la mamma del bambino. Per questo i nonni materni che avevano in custodia il passaporto israeliano di Eitan lo hanno riportato in Israele contro le disposizioni dei giudici.

Eitan “è stato iscritto alla scuola dai suoi genitori, a gennaio 2020, nello stesso istituto in cui ha frequentato l’ultimo anno della scuola materna” e domani avrebbe dovuto “iniziare” le elementari, dopo aver già trascorso “una settimana di inserimento” in quell’istituto a Pavia, ha raccontato la zia paterna. “Le sue cugine – ha continuato Aya Biran – che lo aspettavano ieri per cena sono preoccupate, il suo letto è vuoto, i suoi giochi e vestiti lasciati indietro, la sua nuova scrivania, il suo nuovo zaino, quaderno, astuccio, libri pronti per iniziare l’anno scolastico domani”. Pavia, ha ripetuto la donna, “è la sua città di vita, è arrivato in Italia all’età di 1 mese e 18 giorni, è un cittadino italiano, non solo israeliano”.

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“Milano ha appreso con sgomento la notizia del sequestro del piccolo Eitan ed esprime una decisa condanna nei confronti di questo gravissimo atto che viola le leggi italiane ed internazionali”, ha detto il presidente della Comunità ebraica milanese Milo Hasbani. “L’augurio – ha aggiunto –  è che la vicenda si risolva nel più breve tempo possibile nella direzione dell’ottemperanza della decisione del Tribunale dei minori”.

Hasbani è in contatto con la famiglia di Eitan, “secondo Aya il bimbo è cresciuto qui, la volontà del papà era farsi una vita in Italia – ha osservato – ma i genitori della moglie hanno sempre detto che doveva crescere in Israele”. L’accordo era che ogni tanto venissero a trovarlo. “Di tanto in tanto si vedevano” e per Israele questo è un periodo di feste, con il capodanno ebraico dei giorni scorsi. Nulla di strano dunque, fino a che i nonni non hanno preso Eitan e invece  di riportarlo dalla zia “hanno inviato un messaggio con su scritto ‘il bambino è tornato a casa’. Hanno voluto forzare” ha commentato Hasbani.

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“Parlo solo per chiarire che abbiamo agito per il bene di Eitan” ha spiegato invece alla Radio israeliana 103 Gali Peleg, la zia materna del bambino. “Eitan – ha aggiunto – ha urlato di emozione quando ci ha visto ed ha detto ‘finalmente sono in Israele'”. “Non ha cessato di emozionarsi – ha proseguito – e di dire che noi siamo la sua vera famiglia. Ha detto di sentirsi fra le nuvole. Finalmente gli è tornato il colore sul viso”.

Intanto è fissata per il 22 ottobre dabati al Tribunale per i minorenni di Milano un’udienza per discutere sul reclamo presentato dalla famiglia materna di Eitan contro la nomina come tutrice legale della zia paterna del bambino.

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