Covid, Marco Cavaleri, Ema: “In autunno valuteremo il vaccino per i bambini e una pillola per curare il Covid”

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“D’accordo, i vaccini non saranno efficaci al cento per cento. Ma ci stanno proteggendo contro il virus. Darli a tutte le persone sopra ai 50 anni sarà la nostra diga contro la pandemia. E non crediamoci invincibili, perché la Delta è estremamente contagiosa. Quest’inverno potrebbe bussare a ogni porta”. Marco Cavaleri è responsabile della task force per i vaccini e le terapie Covid-19 dell’Ema, l’Agenzia europea per i medicinali. Il suo lavoro consiste nel mettere in ordine un tavolo in cui si incrociano molti fili. Ci sono la scienza con i suoi dati, i governi alle prese con scelte urgenti e i cittadini con le loro paure.

Come sarebbe stata questa ondata senza i vaccini?

“Enorme, probabilmente catastrofica come la prima o forse più, perché la Delta è molto più contagiosa delle varianti precedenti”.

I vaccini somministrati all’inizio dell’anno stanno perdendo efficacia?

“I dati sono complessi, stiamo provando a fare ordine prima di esprimerci sulla necessità della terza dose. Un certo calo di efficacia lo vediamo, ma fatichiamo a distinguere fra il ruolo del tempo che passa e riduce la protezione e il ruolo della variante Delta, un cliente più difficile per i vaccini. Abbiamo i dati di Gran Bretagna, Stati Uniti e Israele, dove si registra un aumento dei casi di contagi e malattie lievi fra i vaccinati. La protezione nei confronti della malattia grave invece resta molto alta, e questo è sempre stato il nostro obiettivo. Solo Israele nota una certa riduzione sopra ai 65 anni. E’ un segnale isolato, ma lo guardiamo con attenzione perché potrebbe indicare che la diga ha bisogno di essere rafforzata in alcuni punti, o con una terza dose o con un vaccino aggiornato alle varianti”.

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La terza dose serve o no?

“Non ne abbiamo ancora certezza e vogliamo evitare di esagerare, raccomandando richiami a pioggia senza che ce ne sia bisogno”.

Il vaccino per i bambini è in arrivo. Quali sono i tempi e le indicazioni?

“Orientativamente Pfizer ci darà i dati sui 6-11 anni a inizio ottobre. La valutazione da parte nostra prenderà 3 o 4 settimane. A inizio novembre dovrebbe arrivare anche Moderna, con la stessa fascia. Poi progressivamente si scenderà d’età, fino ad arrivare ai neonati”.

Serviranno due iniezioni anche per loro?

“Presumibilmente sì. Riceveremo i dati relativi a vari dosaggi e non so ancora dire quale sarà il più indicato. Ma ritengo che per i bambini potrebbe bastare una quantità più bassa di principio attivo, forse anche di molto, possibilmente anche con meno effetti collaterali”.

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Quali sono gli effetti collaterali?

“Tra gli adolescenti, gli Stati Uniti e Israele hanno visto casi molto rari di miocardite, 60-70 ogni milione di vaccinati. Nulla di grave, generalmente si risolvono in un paio di giorni. In Europa stiamo guardando con attenzione i dati, visto che il successo del vaccino tra gli adolescenti è così grande. In Spagna e Portogallo si è arrivati all’80% di copertura fra 12 e 17 anni, anche l’Italia ha dati molto buoni”.

Il virus galoppa fra i giovanissimi ma alcuni Paesi non sono convinti che sia il caso di vaccinarli. Voi cosa consiglierete?

“Il nostro è un ruolo tecnico, ci limitiamo ad analizzare i dati, valutare i rischi e i benefici soprattutto dal punto di vista degli individui, più che per la collettività. Ci rendiamo conto però che i governi si trovano a dover fare scelte in tempi brevi e in assenza di dati completi, quindi renderemo disponibili tutte le informazioni che abbiamo”.

Il governo italiano ha condizionato l’eventuale obbligo di vaccino al via libera dell’Ema. Cosa farete?

“L’obbligo è una scelta politica che spetta ai governi, non all’Ema”.

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La protezione varia da un vaccino all’altro?

“Con i vaccini a Rna vediamo un calo degli anticorpi più rapido rispetto a quelli con vettori virali. Ma è vero altresì che il livello di partenza degli anticorpi per il vaccino a Rna è di gran lunga più alto. Moderna ha un dosaggio molto più alto di Pfizer e se all’inizio la protezione dei due vaccini era simile, ora sospettiamo che Moderna dia una copertura un po’ più duratura”.

I dati sulla vaccinazione eterologa erano molto incoraggianti. Perché non se ne parla più?

“E’ un problema di dati. Noi valutiamo quelli che le aziende ci presentano dopo le loro sperimentazioni, e le aziende in genere non fanno test con vaccini diversi dai propri. Come Ema cerchiamo di incoraggiarle, perché le campagne di immunizzazione hanno bisogno di flessibilità e perché i pochi studi fatti sull’eterologa mostravano dati molto incoraggianti”.

Ci sono altri vaccini in arrivo?

“Sì, con Russia e Cina il dialogo non si è mai interrotto, anche se procede a rilento. Entro la fine dell’anno dovrebbe concludersi la valutazione di CureVac e Novavax. Quest’ultimo è molto interessante perché usa una tecnologia più tradizionale rispetto ai vaccini approvati finora. Se ne possono produrre molte dosi anche al di fuori dell’Europa”.

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Usando una tecnologia tradizionale riuscirà a convincere i no vax, spaventati dalla tecnica nuova dell’Rna?

“Resto sempre un po’ sorpreso da questi discorsi. I vaccini a Rna sono usati da due anni, ne sono state somministrate più di un miliardo di dosi. Abbiamo imparato moltissimo su di loro. Raramente approviamo farmaci con dossier di informazioni così ampie e molti dei medicinali che usiamo non arriveranno mai a numeri simili di somministrazioni. Abbiamo concordato con le aziende tutti gli ingredienti. Ogni lotto di fiale viene controllato prima dai produttori, poi da un’autorità di sanità pubblica europea”.

Vi sarete trovati a interagire con dei no vax.

“Sì, riceviamo mail minacciose, ma siamo abituati. Ci occupavamo di vaccini anche prima della pandemia. Personalmente ho imparato che è giusto parlare con chi ha dubbi, paure o motivi di indecisione. Poi ci sono gruppi più estremizzati e dogmatici, che se la prendono con il vaccino come pretesto per scaricare la loro rabbia. Lì ho imparato che il dialogo non porta da nessuna parte”.

C’è chi ha paura che l’Rna produca effetti collaterali di lungo termine.

“L’Rna si degrada nell’organismo nel giro di pochissimi giorni. Gli effetti collaterali nei vaccini si concentrano nei primi due mesi. Siamo ormai arrivati a oltre un anno dalle prime somministrazioni e non ci sono segnali in questo senso. Non esiste a oggi alcun motivo immaginabile per cui questi vaccini possano causare problemi a lungo termine. L’effetto collaterale più grave secondo me è la disinformazione che circola e che porta troppi individui a non vaccinarsi. Trovo straziante vedere uomini e donne che muoiono ogni giorno di Covid e che, se si fossero affidati ai canali di informazione ufficiali, oggi sarebbero qui con noi”.

Avremo un giorno anche farmaci efficaci, oltre che vaccini?

“Sì, verso ottobre dovremmo approvare quattro anticorpi monoclonali utili non solo dopo il contagio, ma qualcuno anche per la prevenzione. Saranno importanti per chi ha problemi al sistema immunitario e non riesce a produrre anticorpi con la vaccinazione. Contemporaneamente avremo i primi dati sui nuovi antivirali. Ce ne sono tre allo studio, in pillola, molto facili da assumere. Se sicuri e efficaci, si potranno prendere anche a scopo profilattico, se ad esempio c’è un contagio in famiglia, a scuola o al lavoro”.

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