Coronavirus, la nuova ipotesi sulle origini: nato da due salti di specie

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L’ipotesi della fuga del Sars-CoV-2 da un laboratorio cinese – che è sempre stata considerata poco probabile ma non è mai stata del tutto esclusa dalla comunità scientifica – appare oggi più debole grazie a un nuovo studio pubblicato su Virological.org da un gruppo di ricercatori americani guidati da Michael Worobey, docente di biologia all’Università dell’Arizona. Nello studio – non ancora sottoposto a peer review – si portano elementi – ottenuti dallo studio dei genomi virali raccolti a Wuhan nella fase iniziale dell’epidemia – a favore dell’idea che il virus sia passato dagli animali all’uomo con almeno due “salti” distinti: è proprio questa doppia origine che farebbe propendere verso un’origine naturale del virus, rendendo assai poco probabile l’ipotesi della fuga da un laboratorio.

Qual è l’indizio che suggerisce un doppio salto distinto dagli animali all’uomo? La constatazione che le due principali linee evolutive del virus apparse a fine 2019 e inizio 2020 in Cina, ovvero “A” e “B”, sarebbero molto più separate di quanto si ritenesse fino ad oggi. L’esistenza di varianti virali che presentano contemporaneamente tratti genetici caratteristici sia della linea evolutiva “A” che della “B” aveva portato a supporre che una delle due linee avesse potuto evolversi dall’altra, con le varianti virali “miste” come prova di stadi intermedi dell’evoluzione del virus dalla linea “A” alla linea “B” (diventata poi dominante a livello globale). 

Per sondare l’ipotesi di un rapporto così stretto tra “A” e “B”, il gruppo di Michael Worobey ha analizzato 1.716 genomi virali raccolti in Cina prima di marzo 2020, identificando 38 genomi considerabili come forme intermedie tra “A” e “B”. Cruciale si è rivelata, a questo punto, la scoperta che in molti dei genomi virali “intermedi” si trovassero mutazioni in diverse regioni del genoma, e che queste mutazioni fossero direttamente associabili o alla linea evolutiva “A”, oppure alla “B”, indicando una chiara derivazione dall’una o dall’altra linea di ogni genoma ritenuto – erroneamente, secondo gli autori dello studio – “intermedio”. «È molto improbabile che uno dei genomi cosiddetti “intermedi” siano in realtà dei genomi transizionali tra le due linee evolutive del virus» ha dichiarato a Nature uno dei coautori dello studio, Joel Wertheim, epidemiologo molecolare alla University of California di San Diego. La nuova analisi implicherebbe, quindi, per le due linee evolutive del virus è molto più probabile un’origine parallela, in teoria riconducibile a due distinti salti evolutivi dagli animali all’uomo, piuttosto che un’unica origine, come quella che si sarebbe potuta avere nell’ipotesi della fuga dal laboratorio.

«Se il virus è passato dagli animali all’uomo in diverse occasioni, il fatto che le linee evolutive A e B siano legate a persone che hanno visitato diversi mercati del bestiame a Wuhan suggerisce che più animali, di una o più specie, che portavano un progenitore del virus Sars-CoV-2 potrebbero essere stati trasportati a Wuhan, infettando esseri umani in almeno due località» commenta Smriti, Mallapaty, senior editor di Nature in un articolo che riporta i risultati dello studio di Worobey.

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