Gli Stati Uniti riaprono da novembre ai turisti europei vaccinati

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NEW YORK – Dopo aver mantenuto il confine sbarrato ai cittadini dell’Unione Europea per 18 mesi a causa dell’emergenza Covid, gli Stati Uniti allentano le restrizioni: a partire dal prossimo novembre i turisti degli stati Ue, appunto, insieme a quelli del Regno Unito, potranno tornare a viaggiare in America a patto di essere completamente vaccinati. Lo ha annunciato poco fa Jeff Zients, il consigliere della Casa Bianca che si occupa di coordinare la risposta alla pandemia: per accedere negli Stati Uniti, dunque, servirà prova di vaccinazione oltre a un tampone negativo effettuato entro tre giorni dalla partenza.

Non ci sarà a quel punto nessun tipo di  quarantena. Cdc, il Centro per il controllo e la prevenzione delle malattie chiederà alle compagnie aeree di raccogliere i numeri di telefono e gli indirizzi e-mail dei viaggiatori, parte di un nuovo sistema di tracciamento dei contatti. Le autorità resteranno in contatto via sms coi viaggiatori per alcuni giorni dopo il loro arrivo per chiedergli se hanno sintomi del virus. «I viaggi internazionali sono fondamentali per connettere famiglie e amici, far crescere piccole e grandi imprese, promuovere lo scambio di idee e cultura. Guidati dalla scienza e dalla salute pubblica, abbiamo sviluppato un nuovo sistema di viaggio aereo internazionale che garantisca la sicurezza dei nostri cittadini», ha aggiunto Zients. 

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La nuova politica di viaggio, dunque, rompe  finalmente il “ban”, il divieto d’ingresso imposto da Donald Trump nel marzo 2020 e fino ad ora mantenuto anche dal successore Joe Biden (nonostante Trump avesse annunciato un ammorbidimento delle restrizioni pochi giorni prima di lasciare la presidenza). Un cambio di direzione che arriva alla vigilia del discorso di Biden all’Assemblea generale delle Nazioni Unite domani a New York. E segna il culmine di intense trattative tra Washington, Londra e Bruxelles. Provando anche a riparare le innumerevoli fratture tra l’amministrazione e l’Europa. Aggravatesi dopo l’accordo Aukus per dotare l’Australia di sottomarini a propulsione nucleare, che ha privato la Francia di un contratto miliardario proprio per fornire quel tipo di mezzi convenzionali facendo infuriare Parigi. Con i leader europei irritati pure dal fatto di non essere stati consultati sulla decisione del ritiro dall’Afghanistan.  

La riapertura fa certo tirare un sospiro di sollievo all’industria turistica da tempo impegnata a far pressioni sul governo federale affinché revocasse le regole sui viaggi internazionali. Tanto più che l’Europa aveva aperto agli americani, anche non vaccinati, fin dallo scorso 16 maggio. I confini statunitensi sono invece rimasti sbarrati tutta l’estate. Con il governo che ha continuato a limitare fino ad ora i viaggi considerati “non essenziali e urgenti” ai cittadini di Gran Bretagna e, appunto, a quelli di tutta l’area Schengen nonostante la percentuale di vaccinati sia ormai di gran lunga superiore a quella americana. Costringendo i tanti europei (e fra questi almeno 57mila italiani) impiegati da questo lato del mondo con regolare visto di lavoro, a non tornare in patria per non rischiare di rimanere poi bloccati a tempo indeterminato.

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 Negli Stati Uniti potranno entrare pure coloro che in Gran Bretagna sono attualmente coinvolti nelle sperimentazioni cliniche per vaccini non ancora approvati, politica che riguarda circa 40mila persone. Non è ancora chiaro cosa sarà dei vaccinati europei con AstraZeneca, siero non ancora approvato da questa parte del mondo. Il confine resta ancora chiuso ai cittadini di Cina, Brasile, Iran, India e Sudafrica. 

Ma il piano, i cui dettagli stanno ancora emergendo, è più ampio: l’amministrazione avrebbe addirittura sviluppato un sistema che riguarderà tutti i viaggi internazionali nel tentativo di unificare quello che oggi è un frastagliato patchwork di divieti e restrizioni che ciascun paese applica a modo suo.  

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