“Sono uscito sul balcone con il bambino fra le braccia. Mi sono sporto e ho lasciato cadere il piccolo. Ho immediatamente udito delle urla provenire dal basso e mi sono spaventato, consapevole di essere la causa di quello che stava accadendo. Poi sono fuggito dalla casa e sono andato a mangiare una pizza alla Sanità”: è il racconto choc di Mariano Cannio, il 38enne ora in carcere con l’accusa di omicidio volontario per la morte di Samuele, il bimbo di 4 anni caduto dal terzo piano della casa dei genitori, in via Giuseppe Piazzi a Napoli, dove Cannio svolgeva lavori domestici saltuari.
Il domestico accusato di omicidio (ansa)
Il gip di Napoli, Valentina Gallo, ha convalidato il fermo emesso sabato scorso dalla Procura di Napoli (pm Barbara Aprea e Vincenza Marra) all’esito delle indagini condotte dalla squadra mobile diretta da Alfredo Fabbrocini. La difesa ha presentato documentazione da cui si evince che l’indagato soffre di disturbi psichici.
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Stamattina, nel corso dell’udienza di convalida, l’uomo si è avvalso della facoltà di non rispondere. Cannio era stato arrestato sabato scorso dopo un lungo interrogatorio durante il quale aveva fatto solo parziali ammissioni. “Appena uscito sul balcone, in prossimità della ringhiera, ho avuto un capogiro. Mi sono affacciato perché udivo delle voci provenire da sotto. A questo punto ho lasciato cadere il bambino”, ha sostenuto Mariano. Poi ha ribadito: “L’ho fatto perché avevo avuto un capogiro”.[[ge:rep-locali:rep-napoli:318649235]]
In quel momento la madre del piccolo Samuele, incinta all’ottavo mese, era nel bagno ed era stata colta da malore legato all’avanzato stato di gravidanza. “Dopo aver fatto cadere Samuele – racconta ancora Mariano – non mi sono nemmeno affacciato perché ho avuto paura. Mi sentivo in colpa per quello che ero accaduto essendo consapevole di esserne la causa”. A quel punto Cannio si è allontanato ed è andato nel vicino quartiere Sanità: “Ho mangiato una pizza, avevo una fame nervosa scaturita dalla paura”. Quindi è tornato a casa, si è steso sul letto per riposare.
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Dopo un poco è uscito di nuovo. “In un bar, ho bevuto un cappuccino e mangiato un cornetto”. Quando è tornato di nuovo a casa, c’erano i poliziotti ad aspettarlo.