Clima, l’allarme di Draghi: “L’emergenza è come la pandemia”. E l’Italia investe più soldi

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ROMA – Metterà alcuni miliardi in più sul tavolo. E lo farà a ridosso della riunione della Cop26 di Glasgow, che si sta trasformando nell’ultima chiamata per contrastare il surriscaldamento globale. Mario Draghi si prepara all’appuntamento con la consapevolezza che l’Italia dovrà dare il buon esempio, visto che da presidente del G20 gestisce il summit assieme alla Gran Bretagna. Più risorse, dunque. Tra il 2015 e il 2020 Roma si era impegnata a stanziare quattro miliardi di dollari, anche se non ha rispettato in pieno la promessa.

E per il prossimo lustro si ragiona di aumentare ulteriormente la dotazione di uno o due miliardi. Il resto è affidato al lavoro di sponda con Joe Biden, per inchiodare la Cina e spingerla verso la transizione ecologica. Tessendo una tela diplomatica che mira essenzialmente a un obiettivo: “comprare” con gli incentivi la collaborazione indiana, in modo da spezzare il fronte inquinante che lega Pechino a Nuova Dehli.

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Che il mondo sia di fronte a una potenziale catastrofe è ormai concetto ricorrente nei ragionamenti di Draghi. “È vero che stiamo ancora lottando contro la pandemia – sottolinea il presidente del Consiglio – ma questa è un’emergenza di uguale entità e non dobbiamo assolutamente ridurre la nostra determinazione ad affrontare i cambiamenti climatici”. Ne ha parlato venerdì scorso con il video-messaggio inviato al presidente degli Stati Uniti per il forum sull’economia e il clima

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Ha ribadito il ragionamento ad Atene, di fronte ai leader dei Paesi mediterranei, lanciando l’idea di acquisti congiunti di energia da parte dei Paesi membri dell’Unione per ammortizzare gli effetti dell’aumento dei costi in bolletta per cittadini e imprese. E lo ha sottolineato anche ieri – sempre in collegamento video – parlando al Climate Moment dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite in corso a New York. “La nostra azione dovrebbe essere immediata, rapida e su larga scala. Se non agiamo per ridurre le emissioni di gas serra, non saremo in grado di contenere il cambiamento climatico al di sotto di 1,5 gradi”.

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È una corsa contro il tempo, anche sul fronte diplomatico. Ci lavora Palazzo Chigi, assieme alla Farnesina e al ministero di Stefano Cingolani. Il primo ostacolo da aggirare è quello rappresentato dall’atteggiamento di Pechino rispetto alla decarbonizzazione. Se l’Europa (responsabile soltanto dell’8% delle emissioni globali) è convinta a investire sull’energia pulita – “siamo determinati a ottenere una riduzione delle emissioni del 55% entro il 2030, e per azzerare le emissioni nette entro il 2050” – la Cina mantiene riserve, resistenze, ambiguità.

Non intende collaborare in modo significativo al fondo di 100 miliardi da destinare nel prossimo quinquennio alla transizione verde dei Paesi poveri. Chiede anzi di essere destinataria di risorse, in quanto leader inquinante a cui è richiesto lo sforzo maggiore per la riconversione ecologica. E prova a spostare di due o tre decenni il limite per dimezzare le emissioni, rischiando di depotenziare l’appuntamento di Glasgow.

La novità, rilevante, è che alla Casa Bianca non risiede più Trump. Biden ha riportato gli Stati Uniti al tavolo delle trattative. E Draghi spera ancora di poter migliorare la piattaforma comune della Cop26, in modo da “accelerare la graduale eliminazione del carbone”. L’obiettivo è ambizioso e passa dal pressing diplomatico in atto da diversi mesi sull’India. Strappare il Paese asiatico all’alleanza di ferro con la Cina, facendo leva sulla promessa di imponenti risorse finanziarie per la riconversione, sembra l’unica strada per depotenziare il potere di veto di Pechino. Quanto invece ai dubbi dei Paesi dell’Est europeo, che pure frenano sul rinnovamento energetico, c’è la carta del Recovery: quelle risorse saranno sbloccate solo a fronte dell’impegno “ecologico”.

In realtà, i problemi sono molteplici. Il target dei 100 miliardi che i Paesi ricchi dovrebbero destinare ai più poveri è ancora lontano. Mancano, sembra, almeno 20 miliardi di impegno. E anche le promesse degli anni scorsi sono state in parte disattese. A ridosso del summit, il presidente del Consiglio prometterà uno sforzo ancora più rilevante del passato. “Siamo pronti – sostiene Draghi – ad annunciare un nuovo impegno economico nelle prossime settimane”.

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