Caso Laura Ziliani, arrestate le figlie e il fidanzato della maggiore per l’omicidio dell’ex vigilessa

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A quattro mesi dalla scomparsa di Laura Ziliani arriva la svolta nelle indagini: sono state arrestate per l’omicidio le figlie dell’ex vigilessa di Temù (in Val Camonica) svanita nel nulla durante quella che sembrava una escursione in montagna, lo scorso 8 maggio scorso, e il fidanzato della maggiore. Il corpo della donna, irriconoscibile, è stato ritrovato tra la vegetazione vicino al paese all’inizio di agosto, in un punto in cui le ricerche si erano concentrate a lungo. E’ stato l’esame del Dna a confermare che era lei. Stamattina sono state arrestate dai carabinieri di Brescia Silvia e Paola Zani, 27 e 19 anni, due delle tre figlie della donna e il fidanzato della maggiore Mirto Milani. Sono stati raggiunti da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal gip del Tribunale di Brescia: accusati di omicidio volontario, aggravato dalla relazione di parentela con la vittima, e di occultamento di cadavere.

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Negli stessi giorni in cui le ricerche battevano la zona intorno a Temù e i sentieri di montagna, gli inquirenti da subito non hanno creduto alla versione dell’infortunio o del malore. E incongruente è apparso il racconto fatto dalle figlie delle ultime ore della donna. Erano state loro a dare l’allarme dopo che la madre non era rientrata, hanno detto, da una passeggiata in montagna. Il 29 agosto vengono indagate e viene sequestrata l’abitazione di Temù dove la donna, che viveva a Brescia, si trasferiva appena poteva. Nel paese la 55enne Laura Ziliani, dipendente del Comune di Roncadelle, aveva lavorato a lungo come agente di Polizia locale. Rimasta vedova nel 2012, quando il marito era morto travolto da una valanga, amava camminare da sola in montagna, si poteva considerare una escursionista esperta. Sabato 8 maggio era uscita di casa intorno alle 7 del mattino diretta verso la località di Garìo, sopra Villa Dalegno: era stata ripresa da una telecamera in paese e un testimone aveva raccontato di averla vista su un sentiero. Non aveva con sè il cellulare. Poi, più nulla. Persa ogni traccia.

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Dopo l’allarme dato dalle figlie erano iniziate le ricerche, durate per giorni, che avevano coinvolto centinaia di persone fra tecnici del Soccorso alpino e speleologico, unità cinofile molecolari giunte da Trento e dal Piemonte, militari del Soccorso alpino della Guardia di Finanza, Carabinieri e Vigili del fuoco, oltre al sindaco di Temù, alla Protezione civile e al presidente dell’Unione Alta Valle Camonica. Dopo una settimana di sforzi infruttuosi, erano state sospese per poi riprendere il 23 maggio, dopo che un escursionista aveva trovato lungo la ciclabile a fianco del torrente Fiumeclo una scarpa bucata, da trekking, riconosciuta dalle figlie come appartenente alla donna. Quando il corpo è stato ritrovato l’8 agosto la donna era scalza, senza le scarpe con i plantari speciali che avrebbe dovuto portare nell’ipotesi – quella riferita dalle figlie – della gita solitaria in montagna. Altre tracce sono arrivate invece dai pc e dai cellulari sequestrati e probabilmente dal cellulare della donna ritrovato ‘stranamente’ nella casa di Temù dietro una poltrona. Elementi e incongruenze nella ricostruzione delle ultime ore di Laura Ziliani che hanno portato a chiudere il cerchio delle indagini intorno alle figlie.

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Lucia Landoni

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