Effetto Spd in Europa: saranno i progressisti a gestire la ripresa

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BRUXELLES – Si apre una nuova era per il fronte progressista europeo”. Bastava ascoltare e leggere la chat con cui ieri mattina i parlamentari del Pse preparavano la riunione del Consiglio d’Europa per capire quanto l’affermazione della Spd in Germania stia modificando le attese e le prospettive dei partiti di sinistra nell’Ue.

Non si tratta solo di una rivincita ma del tentativo di impostare una stagione nuova. “Perché noi – diceva ad esempio il tedesco Frank Schabe – siamo i veri vincitori della pandemia”. Un modo, insomma, per iniziare ad archiviare la stagione populista e antieuropeista. “È ovvio – ha sottolineato il presidente del Pse Sergei Stanishev – che i conservatori hanno perso e l’Spd ha vinto. La Germania ha votato per un cambiamento”. Associando il successo dell’Spd al buon risultato ottenuto dalla coailzione progressita in Islanda.

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Tonia Mastrobuoni

27 Settembre 2021

I contatti che sono partiti in queste ore tra gli aderenti ai Socialisti europei, allora, si concentrano sull’idea che la “rinascita” socialidemocratica sia una occasione imperdibile. Da anni, infatti, non capitava che un’ “onda progressista” si affermasse nel Vecchio Continente proprio mentre la crisi economica appare alle spalle e la ripresa inizia a presentare i suoi primi effetti. E quindi – è il ragionamento che molti esponenti del Pse hanno cominciato a fare da ieri sera – possiamo puntare sui temi tradizionali della sinistra senza dover fare i conti con il controllo del debito o del deficit. Senza “tagliare”. Anzi, la campagna elettorale in Germania ha in una certa misura persino evidenziato che le preoccupazioni dei cittadini si stanno concentrando su stipendi, lavoro e ambiente. Mettendo in secondo piano alcune bandiere del blocco populista e conservatore come l’immigrazione.

Il tutto mentre i Popolari e la destra sono pressoché scomparsi dai grandi paesi dell’Unione. Premier Ppe solo in sette cancellerie. E la più grande è quella dell’Austria. Non vedere più Angela Merkel – se Scholz davvero sarà Cancelliere – ai vertici del Ppe che precedono i Consigli europei, è un’immagine che per il Pse vale più di qualsiasi altra cosa. La sfida, dunque, che il nuovo blocco dovrà affrontare riguarda la gestione del Recovery. Una opportunità ma, in realtà, anche un rischio. Perché molti notano l’assenza di un coordinamento comune sulle misure che possano assicurare una crescita duratura, sulla revisione del patto di Stabilità o sul riavvio dell’integrazione europea.

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Tonia Mastrobuoni

27 Settembre 2021

Certo, anche il potenziale Cancelliere tedesco, dopo aver superato in questi mesi alcune ritrosie, sta confermando ai suoi interlocutori di Bruxelles che sulla flissibilità del patto di Stabilità non si torna indietro. Che le conquiste sul bilancio comunitario vanno considerate acquisite. L’ambizione di riorganizzare in maniera unitaria le forze della sinistra europea, dunque, dovrebbe passare per il prossimo congresso del Pse dell’anno prossimo. Già circola l’idea di studiare un progetto che metta insieme i disegni progressisti dei grandi paesi come fu negli anni ’90 il cosiddetto Ulivo mondiale. Che ora potrebbe essere un ristrutturato Partito socialista europeo.

Un orizzonte che passera tra pochi mesi anche per il rinnovo di tutte o quasi le cariche nelle istituzioni europee. E la sconfitta dei Laschet in Germania appare una porta chiusa all’elezione di un popolare alla presidenza del Parlamento europeo. E per quanto riguarda l’Italia, un primo passaggio ci sarà proprio tra novembre e dicembre. Quando gli europarlamentari dell’M5S potrebbero chiedere l’inscrizione al Pse.

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Anais Ginori

26 Settembre 2021

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