M5S, la tentazione di Raggi fronda contro Conte sulla scia di Di Battista

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ROMA – La paura dei fedelissimi di Giuseppe Conte, nel Movimento 5 stelle, ha il volto di Virginia Raggi. La storia del caffè con Enrico Michetti che sarà seguito – in rigoroso ordine di voti – da quello con Roberto Gualtieri lunedì mattina, è solo un modo per dire che la sindaca di Roma non vorrebbe stare né di qua né di là. Perché certo ha fatto la battaglia contro l’occupazione di una palazzina da parte di CasaPound, ha rivendicato i valori antifascisti di Roma, ha sfidato Matteo Salvini (dopo averne ricevuto l’endorsement 5 anni fa), ma continua a pensare – come l’amico Alessandro Di Battista – che l’alleanza strutturale con il Pd sia la morte nera. Un errore strategico da cui i 5 stelle devono ben guardarsi. “Farà capire che preferisce Michetti”, il messaggio che ieri rimbalzava sulle chat dei parlamentari e degli eletti M5S a Roma e dintorni.

Comunali a Roma, Raggi incontra Michetti in Campidoglio. E conferma: “Non darò nessuna indicazione di voto”

di

Marina de Ghantuz Cubbe

08 Ottobre 2021

La paura è che la sindaca vada in controtendenza rispetto a quanto avviene in Regione: oggi a Guidonia sarà presentata la nuova giunta che con i 5 stelle tiene dentro il Pd. Ad Ardea è successo lo stesso. Il percorso, guidato dall’assessora regionale Roberta Lombardi, è segnato. Ma a rischio. Perché tutti coloro che nel Movimento in questo momento vogliono assestare un colpo all’ex premier, spalleggiano le mosse di Raggi. E Conte non pensa di poter fare nulla di più di quel che ha fatto: dire che è convinto che Gualtieri lavorerà bene e posizionare il suo Movimento nel campo dei progressisti (“mai con questa destra”).

Raggi e Conte in lite sui voti grillini a Roma. No dell’ex sindaca al Pd

di

Matteo Pucciarelli

Giovanna Vitale

07 Ottobre 2021

La storia del “nuovo Ulivo”, l’ex premier l’ha vissuta come una pretesa che rischia solo di rendergli le cose più complicate. È già sotto attacco per gli scarsissimi risultati delle amministrative, gli si imputa di aver fatto diventare i 5 stelle una costola del Pd, non può accettare un rilancio che rimette in campo anche Matteo Renzi. Non solo perché l’idea non lo convince, ma perché non terrebbe internamente. Ieri tra dirigenti 5S e Pd ci sono stati contatti a più livelli. Si cerca una soluzione per i ballottaggi che non mandi a monte il progetto, ora che perfino il presidente della Campania Vincenzo De Luca dice: “È arrivato il tempo di una grande forza riformista unitaria che deve riguardare i Cinque Stelle, ma anche il Pd”. E che le uniche città della cui giunta i grillini faranno parte sono Bologna e Napoli, proprio grazie a questa convergenza.

Ma non sarà semplice: nella conferenza stampa in cui – da sola – Virginia Raggi ha tentato di difendere il suo risultato, nella notte di domenica, la sindaca ha sempre parlato dei suoi voti, delle sue liste, senza neanche nominare il Movimento. Ma è proprio al suo interno che ha deciso di fare pesare il suo consenso. Il ruolo regalatole da Beppe Grillo nel comitato di garanzia, e confermato da una votazione on line che l’ha vista prevalere su tutti, non può bastarle perché non si tratta di un organo politico. Le decisioni passeranno tutte dalla nuova struttura che Conte annuncerà dopo il secondo turno. E il ruolo di garante è incompatibile con tutte le altre nomine interne. È quindi una specie di trappola, che Raggi vorrebbe forzare. Occupando l’area lasciata vuota dall’addio di Alessandro Di Battista e attraendo su di sé tutti gli scontenti della guida Conte (destinati ad aumentare, quando l’avvocato avrà fatto le sue scelte).

La sfida dei ballottaggi: Calenda vota Gualtieri, Conte tra i dubbi dei 5S

di

Giovanna Vitale

06 Ottobre 2021

Le sue liste civiche oggi si riuniranno per decidere che strada prendere, indipendentemente da quanto farà il M5S. Nel frattempo, circolano i veleni: “Lì dentro c’è gente che viene dal centrodestra – racconta un deputato – la candidata presidente del IX municipio era in una lista civica di Alemanno”. Era il 2013, politicamente un’era geologica fa, ma è il momento dei sospetti e dei colpi bassi. Come dopo ogni sconfitta.

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