Il ritorno dell’influenza, grande assente lo scorso inverno. “Già vediamo i primi casi di infezioni respiratorie”

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Si era presa un anno sabbatico, ma l’influenza quest’anno tornerà. “Stiamo già osservando i primi bambini con infezioni respiratorie” racconta Alberto Villani, che dirige il reparto di pediatria all’ospedale romano Bambin Gesù. “L’anno scorso non abbiamo proprio avuto casi di influenza, mentre i rinovirus del raffreddore si sono ridotti a un terzo. Quest’anno la situazione è diversa. Non abbiamo ancora influenze vere e proprie, ma diversi casi di adenovirus del raffreddore, metapneumovirus e virus respiratorio sinciziale. In pochi giorni abbiamo visto un numero equivalente all’intera pandemia”. La Regione Lazio ha deciso di far partire le vaccinazioni contro l’influenza il 4 ottobre e le dosi complessive acquistate in Italia sono state 19 milioni, 2 milioni in più rispetto alla pur ricca campagna dello scorso autunno, quando si temeva che Covid e malanni di stagione si sommassero sommergendo gli ospedali.  

Cosa accadrà il prossimo inverno? Parte delle misure di precauzione contro il Covid – lockdown, mascherine e distanze – verranno allentate grazie ai vaccini contro il coronavirus. Potrà poi avvenire che i vaccini contro l’influenza non combacino con i ceppi che circoleranno effettivamente. “Quest’anno due dei quattro componenti del vaccino sono stati sostituiti rispetto all’inverno scorso” spiega Antonino Bella, responsabile della rete di sorveglianza Influnet dell’Istituto superiore di sanità. L’aggiornamento è normale, avviene ogni anno. Di norma durante l’estate boreale l’Organizzazione mondiale della sanità osserva quel che accade nell’emisfero sud, quando è inverno. Isola i ceppi più diffusi e dà indicazioni ai paesi produttori su come preparare le fiale per il successivo inverno boreale. Il processo inizia a febbraio e termina a ottobre, quando inizia la campagna di immunizzazione. A seconda di quanto i componenti del vaccino coincidono con i virus effettivamente in circolazione, l’efficacia del vaccino varia: in genere tra il 40% e il 70%.  

La difficoltà, questa volta, è che fra Australia, Cile e Sudafrica i virus di influenza isolati in tutto il 2020 sono stati 51, invece delle solite migliaia. I quattro ceppi prescelti dall’Oms potrebbero non “indovinare” la stagione che sarà. Ma Bella, che da vent’anni sovrintende alla rete Influnet, non è particolarmente preoccupato: “Sappiamo che il patogeno dell’influenza è difficile da prevedere. I virus isolati in Australia potrebbero mutare nel passaggio verso l’emisfero nord. E’ normale che l’autunno si presenti con un punto interrogativo, accade sempre. Quest’anno molte delle misure di igiene e distanziamento resteranno comunque in vigore. Mi aspetto una stagione più intensa dell’anno scorso, ma non al livello di quelle pre-Covid”. 

C’è poi l’ipotesi, avanzata da alcuni medici, che un anno senza allenamento abbia indebolito la memoria del nostro sistema immunitario. “L’anno scorso l’epidemia non è nemmeno iniziata” conferma Bella. “Abbiamo un valore soglia, che è intorno ai 3 casi ogni mille persone, oltre il quale parliamo di epidemia influenzale. Nel 2020-2021 non l’abbiamo mai raggiunto. Fra le persone che hanno mostrato i sintomi di una sindrome simil influenzale, non abbiamo isolato neanche un vero virus dell’influenza”.  

Negli Stati Uniti lo scorso inverno un bambino è morto di influenza (in Italia nessuno). L’inverno prima erano stati 199. Se lo stesso ceppo di virus dovesse ripresentarsi quest’anno, il sistema immunitario dunque non lo riconoscerebbe. “Ma si tratta di ipotesi” avverte Villani. “L’unica cosa che possiamo dire è che vediamo alcuni casi di infezioni respiratorie, e non sappiamo esattamente perché. Molte delle misure di precauzione contro il Covid sono ancora adottate comunemente. Ed è opportuno che restino in vigore”. 

In Gran Bretagna l’Academy of Medical Sciences ha avvertito che se la popolazione tornasse alle abitudini pre-Covid, l’epidemia di influenza il prossimo inverno sarebbe 2,2 volte più letale della norma (in quel paese la malattia di stagione uccide in genere tra 10mila e 30mila persone). La raccomandazione, come l’anno scorso di questi tempi, tanto in Gran Bretagna quanto in Italia, è quindi vaccinarsi. “Anche per i bambini” aggiunge il pediatra del Bambin Gesù. “Se hanno un cattivo rapporto con l’ago, hanno a disposizione vaccini spray”.  

Il ministero della Salute offre gratuitamente il vaccino per le persone sopra ai 65 anni, gli operatori sanitari, i membri delle forze dell’ordine e i pazienti con determinati problemi di salute. L’anno scorso, proprio a causa del Covid, il vaccino fu raccomandato anche ai bambini fra 6 mesi e 6 anni e alle persone tra 60 e 65 anni. Ognuno può comunque ottenere l’iniezione acquistandola in farmacia. L’anno scorso la paura della “doppia pandemia” (coronavirus e influenza) ha portato la copertura vaccinale contro l’influenza dal 55% al 65% tra le persone con più di 65 anni e dal 17% al 24% fra la popolazione generale.

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