I vaccini e la terza dose, cosa c’è da sapere. Chi la deve fare? Ci sono dosi a sufficienza?

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A chi è destinata la terza dose?

Il ministero alla Salute e l’Aifa l’hanno prima indicata per chi ha problemi al sistema immunitario per chi ha più di 80 anni, per gli ospiti delle Rsa e per il personale sanitario over 60, a rischio perché fragile o perché esposto al rischio dell’infezione. Da ieri sera a queste categorie sono stati aggiunti tutti gli over 60, cioè circa 12 milioni di persone, nonché tutti gli altamente vulnerabili, cioè le persone colpite da malattie come il diabete, la sclerosi multipla, lo scompenso cardiaco e altre ancora.

Quanti cittadini italiani riguarda?

Le persone di più di 60 anni già vaccinate in Italia sono 16,5 milioni. A queste vanno aggiunti fragili e operatori sanitari più giovani, quindi si sale a circa 20 milioni.

Ci sono abbastanza vaccini disponibili per fare la terza dose a tutti?

Sì, al momento le Regioni ne hanno da parte una quantità importante, circa 13,5 milioni di dosi, ma ci saranno altre consegne.

Quando va fatta la terza dose?

Per chi ha problemi al sistema immunitario, come i trapiantanti, almeno 28 giorni dopo la seconda. Per tutti gli altri invece devono passare almeno 6 mesi dal completamento del primo ciclo di vaccinazione, cioè dal richiamo o dall’unica dose se si tratta di Johnson&Johnson. Per questo motivo soprattutto per quanto riguarda gli over 60, che hanno fatto il richiamo da maggio-giugno in poi, si dovrà aspettare dicembre.

Dove viene somministrata?

Le Regioni stanno dismettendo gli hub perché la domanda è calata. Il commissario per l’emergenza, generale Francesco Figliuolo, ha detto che si continueranno ad utilizzare queste strutture e i centri vaccinali. In generale tutte le amministrazioni stanno rivedendo l’offerta e coinvolgendo anche i medici di famiglia e le farmacie, dove ci si potrà rivolgere per avere la nuova somministrazione. I fragili e gli immunodepressi saranno invece chiamati dai centri che li seguono.

Sarà obbligatoria?

No, non ci sono previsioni in questo senso, nemmeno per il personale sanitario, cioè l’unica categoria per la quale era scattato l’obbligo di fare le prime due dosi.

Che tipo di vaccino si userà?

Al momento è autorizzato solo quello di Pfizer, ma la settimana prossima Ema dovrebbe dare anche il via libera a quello di Moderna. Siccome la maggior parte dei sessantenni e settantenni hanno fatto le prime due dosi con AstraZeneca, per loro si tratterà di una vaccinazione “eterologa”, già autorizzata da mesi nel nostro Paese.

Darà diritto al Green Pass?

Ancora non ci sono disposizioni che lo prevedano. Va ricordato che al momento il certificato verde dura per un anno dopo la seconda dose, quindi teoricamente è valido anche per alcuni mesi successivi alla terza, se viene fatta poco dopo il limite dei sei mesi. Probabilmente il governo farà un atto specifico per prolungare la durata del documento.

Con la terza dose aumenta il rischio di effetti avversi?

L’immunologo dell’Università di Modena e Reggio-Emilia Andrea Cossarizza ha spiegato che “gli effetti collaterali sono sempre gli stessi. Gli israeliani che hanno fatto svariate milioni di somministrazioni non ne hanno visti in più rispetto a quelli registrati con le prime dosi. Non si può negare che tra i giovani ci siano casi molto rari, circa 1 su 100mila, di miocardite che comunque si risolve sempre in modo favorevole, ma per l’appunto non riguardano le categorie alle quali stiamo facendo la terza dose in questo momento”.

In quanti l’hanno fatta fino ad ora?

Al momento sono state coinvolte meno di 230mila persone, prevalentemente pazienti immunodepressi. Proprio in questi giorni le Regioni stano avviando la campagna tra gli utra ottantenni e il personale sanitario

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