Inchiesta Open, nuove perquisizioni: indagato anche il produttore cinematografico Alessandro Di Paolo

Read More

Mentre le indagini si avvicinano alla chiusura, nell’inchiesta Open continuano a spuntare altri nomi. Nei giorni scorsi la Guardia di finanza di Firenze, su mandato del procuratore aggiunto Luca Turco e del pm Antonino Nastasi, ha perquisito gli uffici di un avvocato veronese con studio a Firenze e Roma, Luca Casagni Lippi, per l’ipotesi di reato di traffico di influenze illecite. Il legale avrebbe agito in concorso con l’ex presidente della Fondazione, l’avvocato Alberto Bianchi (sotto indagine anche per corruzione e finanziamento illecito ai partiti) e con l’imprenditore cinematografico Alessandro Di Paolo, già noto alle cronache anche per la relazione con Elisa Isoardi, ex di Matteo Salvini. In particolare Casagni Lippi avrebbe avuto un ruolo nei versamenti -per un totale di 280 mila euro- fatti a Open dall’imprenditore cinematografico, tramite società a lui riferibili.

Le somme, secondo i pm “lungi dall’essere contribuzioni volontarie”, sarebbero state  elargite in seguito a un accordo stretto tra i tre indagati, con Bianchi che avrebbe sfruttato le sue relazioni con Luca Lotti -all’epoca sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e segretario del Comitato interministeriale per la programmazione economica- per “ricevere somme di denaro per la propria mediazione illecita verso il predetto pubblico ufficiale e per remunerare lo stesso in relazione ad attività svolte dallo stesso in favore di Di Paolo”. Il parlamentare, secondo quanto appreso, risulta comunque estraneo alle accuse almeno su questo filone di inchiesta (in piedi per lui resta l’accusa di corruzione).

L’indagine della procura fiorentina ruota attorno alla natura di articolazione di partito di Open, la macchina da eventi che ha segnato la scalata di Matteo Renzi ai vertici della politica nazionale. A far partire gli accertamenti, la plusvalenza da quasi un milione di euro che l’imprenditore Patrizio Donnini avrebbe ricavato con la cessione a Renexia (del gruppo Toto) di cinque società inattive ma autorizzate alla produzione di energia eolica. Approfondendo i legami tra il Gruppo Toto e il Pd renziano gli investigatori si sono soffermati su un movimento di denaro considerato sospetto, 700 mila euro che Toto avrebbe versato a Bianchi come consulenza per un contenzioso da 75 milioni con Autostrade, per poi scoprire che parte dei soldi – 400 mila euro- erano stati “dirottati” non solo alla Fondazione ma anche al comitato per la riforma costituzionale (poi bocciata dal voto popolare). Le perquisizioni hanno fatto il resto, permettendo agli inquirenti di ricostruire la rete di finanziatori e ipotizzando un sistema illecito di finanziamento al Pd renziano.

Nel filone principale dell’inchiesta, in cui si ipotizza proprio il finanziamento illecito ai partiti, sono indagati Matteo Renzi, Maria Elena Boschi, Marco Carrai e gli stessi Bianchi e Lotti. I pm ipotizzano anche la corruzione a carico di Bianchi, Lotti, Toto e Donnini, ma il contenuto delle accuse è ancora tenuto sotto riserbo. Di certo nel corso delle indagini sul tavolo degli inquirenti è finito l’emendamento alla Manovra del 2017, sotto il governo Gentiloni, che “abbuonò” i 121 milioni che il Gruppo Toto doveva ad Anas per la concessione delle Strade dei Parchi.

Related articles

You may also be interested in

Headline

Never Miss A Story

Get our Weekly recap with the latest news, articles and resources.
Cookie policy

We use our own and third party cookies to allow us to understand how the site is used and to support our marketing campaigns.