Roma – Si avvicina la stagione fredda e l’Europa è “corta” di gas naturale. A differenza degli anni scorsi, complice la crisi delle forniture che hanno fatto salire i prezzi ai massimi storici, non tutti i Paesi membri sono riusciti a reintegrare le scorte. In media siamo ai livelli più bassi degli ultimi cinque anni e questo potrebbe portare a nuovi aumenti, soprattutto in caso di un inverno anticipato, con ulteriori ricadute negative sui consumatori e le imprese.
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Luca Pagni
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Uno scenario per nulla improbabile, come ha ammonito ieri il Fondo monetario internazionale in un documento in cui avverte che «i problemi alle catene di approvvigionamento» stanno causando «una rapida accelerazione dell’inflazione che resterà alta anche nei prossimi mesi, nelle economie avanzate dagli Stati Uniti alla Germania così come nei Paesi emergenti», tornando a livelli prepandemia a metà 2022. Ne è consapevole la Commissione Ue che domani presenterà il suo “toolbox”, l’insieme delle misure per far fronte alla crisi del gas, dagli aiuti ai cittadini fino a una politica comune sul fronte degli stoccaggi.
Ma andiamo con ordine. A lanciare l’allarme sulle scorte è stato Alex Wietfeld, presidente di Gas Storage Europe, l’associazione che raccoglie gli operatori che gestiscono depositi e stoccaggi. Wietfeld si è appellato «ai partecipanti del mercato e alle autorità pubbliche» affinché «ciascuno si prenda le sue responsabilità per consentire la sicurezza degli approvvigionamenti». Perché – ha ricordato – gli stoccaggi del gas «sono essenziali per fornire energia a tutti i cittadini e lo scorso inverno hanno svolto un ruolo nel contrastare la volatilità dei prezzi».
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Luca Pagni
05 Ottobre 2021
Un allarme per nulla esagerato, guardando ai numeri. In questo momento in Europa abbiamo scorte reintegrate al 73%, ben 16 punti in meno rispetto alla media degli ultimi cinque anni, con grandi differenze da Paese a Paese. In grande difficoltà – secondo i dati elaborati da Quotidiano Energia – è l’Ucraina (scorte al 45,5%), assieme a Portogallo (54%) e Olanda (58%). Non sono messe bene nemmeno Germania (70%) e Spagna (74%). L’Italia, invece, è tra le punte avanzate, con una capacità di riempimento che sfiora il 90% appena dietro alla Francia (93%), mentre l’unica che raggiunge il 100% è la Gran Bretagna. L’Italia ha una dotazione storica di depositi per le scorte di gas e da questa estate può contare sui 10 miliardi di forniture annue in più garantite del gasdotto Tap. Nonché di un nuovo operatore di peso, dopo Snam ed Edison, con l’ingresso del fondo F2i che ha rilevato gli stoccaggi ceduti dal fondo Macquarie.
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Luca Pagni
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È questo lo scenario in cui oggi la Commissione Ue presenterà la sue misure per fronteggiare la crisi. In parte dovrebbero avere effetti immediati come gli interventi per le categorie di cittadini più disagiati (voucher, differimento dei pagamenti, riduzione delle aliquote) e per le aziende (aiuti di Stato temporanei). Come misura di medio periodo, la Commissione annuncerà la possibilità di esplorare i possibili benefici di acquisti e stoccaggi comuni, con la condizione che siamo volontari, non comportino distorsioni del mercato interno e rispettino le regole della concorrenza.
In tutto questo, i prezzi continuano a salire: in Italia il costo dell’elettricità sul mercato all’ingrosso si è impennato di un altro 12% rispetto a una settimana fa e anche la benzina ha una media sui sette giorni pari a 1,7 euro al litro.