SAN PIETROBURGO – L’implacabilità dell’1-0 è una legge buona anche in tutte le Russie, pure qui dove gli ultrà celebrano fieri il cinquecentesimo anniversario della fondazione dell’impero degli zar (cade proprio in questi giorni) ma poi niente, vengono silurati anche loro da questa creatura mordi e fuggi che ormai replica sé stessa ovunque vada. È il quarto 1-0 di fila. È il segno, soprattutto, che nulla sta accadendo per caso, anche se questo calcio speculativo corre sempre sul filo del rasoio: pure stavolta la Juve ha sfruttato una delle rare occasioni avute (se ne possono contare tre, se si largheggia), capitalizzando al massimo gli sbocchi minimi di una manovra asfittica, ma questo è il senso di marcia di questa squadra. Al momento, un senso unico. Ha segnato Kulusevski (testa, palo gol) a un soffio dalla fine: è il primo gol di un panchinaro juventino, ma è ancora più significativo che l’azione somigli a quella che ha deciso Juventus-Roma, con il cross a rientrare di De Sciglio e due bianconeri in area pronti all’incornata. È uno schema. Sono le pagliuzze che la Juve deve andare a stanare nel grigiore opaco del suo gioco. “Abbiamo giocato troppo male”, dirà lo svedese, “ma è un segno di forza vincere così”.
Lo Zenit ‘copia’ la Juve
La Juve ha rischiato di rimanere vittima del suo stesso modo di fare. Lo Zenit ne ha copiato l’atteggiamento, visto il livello tecnico ben lontano da quello dei suoi anni d’oro e in ogni caso non adeguato per maturare ambizioni internazionali. Ci sono una difesa solida e due brasiliani svelti in attacco: è tutto ciò Semak ha provato a valorizzare, ingabbiando i bianconeri e punzecchiandoli in maniera tutto sommato lieve, anche se Szczesny ha dovuto lavorare di più (Claudinho lo ha spaventato una volta per tempo) del suo collega russo.
Kulusevski in extremis
La Juve non è mai riuscita a uscire dal tran tran di una partita scontata. Le hanno messo in mano il pallino e ha passato lunghi momenti a studiarlo, senza sapere bene dove metterlo. Prima del gol in extremis, ricordiamo due azioni pulite, entrambe nella ripresa: Morata per McKennie, che ha tirato sul portiere in uscita, e Arthur per Cuadrado, che dall’area piccola ha mandato fuori. Robetta. Alla base di questa stanca routine dal palleggio stagnante c’è stato un ritmo sempre troppo basso, monotono come in Champions non se ne vedono quasi più: qui il tema dominante è stata la circospezione, il reciproco timore. La conseguenza, la noia. Ma sono malumori passeggeri, al cospetto della lucentezza di un classifica splendente, già predisposta alla qualificazione: basterà un pareggio tra due settimane, quando lo Zenit renderà la visita.
Il senso della continuità
Allegri troverà in questo risultato il senso della continuità: i bianconeri sono l’unica formazione di Champions, oltre al Bayern, a non avere ancora subito reti. I tedeschi a dire vero ne hanno anche segnate dodici, ma ai fini della classifica non ci sono differenze. Certo, chi guarda il Bayern si diverte, ma non è una questione che tolga il sonno a nessuno, da queste parti, anche se Allegri (che è rientrato negli spogliatoi un attimo prima che lo Zenit battesse una punizione dal limite all’ultimo secondo) mica è contento così: “Voglio talmente bene ai miei giocatori che non li ho neanche salutati, altrimenti avrei dovuto arrabbiarmi. Il risultato è bello, la prestazione no. C’è molto d lavorare”. Ma con la qualificazione in tasca si lavora meglio.
Zenit-Juventus 0-1 (0-0)
Zenit (3-4-3) – Kritsyuk; Rakitskiy, Chistyakov (43′ st Krugovoi), Lovren; Karavaev (16′ st Sutormin), Wendel, Barrios, Douglas Santos; Malcom (24′ st Kuzyaev), Dzyuba (16′ st Azmoun), Claudinho (43′ st Erokhin) (41 Kerzhakov, 91 Byazrov, 17 Mostovoy, 64 Kravtsov, 85 Kuznetsov, 94 Khotulev). All. Semak.
Juventus (4-3-3): Szczesny; De Sciglio, Bonucci, De Ligt, Alex Sandro (13′ st Cuadrado); McKennie, Locatelli (13′ st Arthur), Bentancur (39′ st Ramsey); Bernardeschi (13′ st Kulusevski), Morata (31′ st Kean), Chiesa (23 Pinsoglio, 36 Perin, 3 Chiellini, 6 Danilo, 24 Rugani). All. Allegri.
Arbitro: Scharer (Svizzera).
Reti: nel st 41′ Kulusevski.
Angoli: 7-4 per lo Zenit.
Recupero: 0′ e 4′.
Ammoniti: Barrios, Karavaev, Arthur e Ramsey per gioco falloso.
Spettatori: 18.717.