Centrodestra, “Uniti su maggioritario e Colle”. Berlusconi si consegna ai sovranisti

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ROMA – Colloqui settimanali, un fronte comune sul Quirinale, il no a una riforma elettorale in senso proporzionale. Silvio Berlusconi, appena rientrato a Roma dopo otto mesi di assenza, invita a pranzo Matteo Salvini e Giorgia Meloni e insieme provano a tenere unita una coalizione mai così divisa fra chi è dentro e chi è fuori dal governo, chi è sovranista e chi è moderato, chi critica il Green pass e chi vorrebbe l’obbligo vaccinale. Di tutto questo a Villa Grande, fra il riso allo zafferano e le pere al vin brulè, i commensali pare non abbiano parlato, come non si è trattato il tema della leadership né c’è stata un’autocritica per la sconfitta elettorale che Fi – non è un mistero – attribuisce alle candidature sbagliate nei principali centri.

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Emanuele Lauria

19 Ottobre 2021

I nodi insomma restano lì, sul tappeto, appena coperti dalla nota ufficiale che parla di “clima di massima collaborazioone” e dall’impegno a valorizzare quanto possibile posizioni comuni. Un esempio prova a farlo Salvini: “La mia speranza e il mio obiettivo è di andare unitamente da Draghi, sia chi è in maggioranza sia chi è all’opposizione, per chiedere una manovra coraggiosa che metta ancora più miliardi sul taglio delle tasse, sulle bollette di luce e gas, per chi assume, per evitare il lavoro nero”.

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Emanuele Lauria

19 Ottobre 2021

Il capo della Lega si rifugia in un cavallo di battaglia, la Flat tax, da utilizzare come collante per lo schieramento.Ma la saldatura più forte, per questo centrodestra in crisi, sta nella riaffermazione del maggioritario. E nel patto per giungere con una posizione univoca alla sfida per il Quirinale. Qui il discorso si fa più delicato: Berlusconi, che sogna il Colle, cerca in prima battuta il conforto degli alleati che pure potrebbero ritrovarsi su Mario Draghi (sempre che il premier sia disponibili) e dunque spingere, in un successivo momento, per elezioni politiche anticipate.

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Emanuele Lauria

18 Ottobre 2021

Il resto è di là da venire: via libera a un coordinamento costante fra i tre leader, con Berlusconi di nuovo in campo dopo la malattia (richiesta di Meloni), e fra una photo-opportunity e un video a uso e consumo dei giornalisti, con il cagnolino Dudù non casualmente dentro l’obiettivo, si parla anche di un altro buon proposito: definire il più presto possibile le candidature per le prossime amministrative, onde evitare ritardi che – nell’idea dello stato maggiore del centrodestra – hanno compromesso le chance di vittoria nelle Comunali appena concluse. E questa era stata un’istanza di Salvini.
Ma conta più l’immagine di una ripartenza possibile, rispetto ai contenuti. Almeno per ora.

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Annalisa Cuzzocrea

18 Ottobre 2021

Anche perché, quando i leader lasciano la villa che fu di Franco Zeffirelli dopo un paio d’ore di colloquio (il leghista a bordo di una Lancia blindata, Meloni su un’utilitaria), nella campagna romana arrivano gli echi delle polemiche che stanno agitando i partiti: la spaccatura per l’elezione del nuovo capogruppo di Fi, Paolo Barelli, consegna ufficialmente la ministra Mariastella Gelmini nel nuovo ruolo di capo di una robusta corrente antisovranista.

E non è un particolare di poco conto: perché molti, dentro Forza Italia, leggono il “patto del vin brulè” come un appiattimento di Berlusconi su posizioni che rinnegano la sua natura moderata. Mentre in via Bellerio è accolta con sorpresa la nomina alla presidenza della Consulta per il contrasto al caporalato dell’ex governatore Roberto Maroni, predecessore di Salvini alla guida della segreteria leghista. Un riconoscimento a un uomo che ha fatto la storia della Lega. Senonché la nomina, particolare non di secondo conto, è stata fatta dalla ministra Luciana Lamorgese. Che esattamente un’amica del leader del Carroccio non si può definire. Il tramonto sull’Appia antica avvolge segnali di pace ma non cancella le incertezze.

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