Un nuovo campione di velocità sta crescendo tra i coronavirus. Credevamo che la Delta fosse imbattibile, e oggi ci ritroviamo con la Delta plus, nome in codice AY.4.2. La preoccupazione in realtà è relativa. La contagiosità è solo leggermente più alta: le prime stime, ancora abbozzate, parlano del 10-15%. Non è niente di drammatico rispetto alla progenitrice, ma abbastanza per provocare attenzione.
Il 10% dei casi nel Regno Unito
Osservata per la prima volta a luglio in Gran Bretagna, oggi la Delta plus rappresenta in quel Paese il 10% dei nuovi positivi. “Le sue mutazioni non fanno pensare a una maggiore pericolosità, in teoria, da quel che sappiamo delle sue caratteristiche, non ci aspetteremmo neanche un vantaggio nella contagiosità, ma il balzo fino al 10% è stato rapido, per questo la teniamo d’occhio” spiega Alessandro Carabelli, ricercatore italiano che dirige uno dei laboratori di ricerca di Cog-Uk, il consorzio inglese per il monitoraggio delle varianti.
I casi di Delta plus rilevati sono stati quasi 18mila in Gran Bretagna (i dati si riferiscono al 16 ottobre), 242 in Danimarca, 236 in Germania, 50 in Irlanda e 45 in Italia. Gli Stati Uniti sono a 10 campioni, Israele ha trovato mercoledì il suo primo caso e oggi ne ha annunciati altri 5, tutti viaggiatori provenienti dalla Moldova o dalla Gran Bretagna. Per questo il Paese sta pensando a nuove restrizioni sui viaggi internazionali.
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“I numeri sui casi potrebbero essere imprecisi – fa notare Carabelli – perché una delle due mutazione ci pone dei problemi di sequenziamento”. Tecnicamente, la Delta plus non è nemmeno una variante, ma una sottovariante. Nella gradazione di pericolosità, che va da “variant of concern” (preoccupante), “variant under investigation” (sotto investigazione) e “variant under monitoring” (sotto monitoraggio), per il momento è al terzo gradino, il più basso. “L’aumento non è avvenuto nel mondo in modo omogeneo” spiega Carabelli. “In Gran Bretagna AY.4.2 è cresciuta in fretta, ma in altri Paesi no. Vedremo cosa succederà. Nel frattempo sono partiti i test di laboratorio per verificare il suo comportamento”.
Numeri non preoccupanti (per ora)
A giudicare dalle due mutazioni accumulate rispetto alla Delta, la plus non sembra avere la caratteristica che ci spaventa di più: saper sfuggire agli anticorpi, dei vaccinati, dei guariti, o agli anticorpi monoclonali prodotti dalle case farmaceutiche. Oltre alla sudafricana e alla brasiliana (rispettivamente beta e gamma), anche la variante colombiana o “mu” possiede questa caratteristica. Nessuna però si è mai diffusa con numeri preoccupanti in Europa. Nemmeno i produttori di vaccini finora hanno ritenuto vantaggioso aggiornare i loro antigeni, che sono ancora basati sul ceppo originario di Wuhan.
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Per Carabelli i problemi che la Gran Bretagna sta vivendo in questo momento sono da attribuire piuttosto all’abbandono di mascherine e distanziamento. “E’ normale, con l’alto livello di circolazione che sta avendo la Delta, che sviluppi un paio di mutazioni”. Dei possibili scenari anticipati da chi si occupa di sequenziamento di Sars-Cov2, questo è quello più probabile: piccoli cambiamenti che non cambiano in modo drastico il comportamento del virus. “Poi ci sono altre due possibilità. La prima è che in un paziente cronico il coronavirus persista talmente a lungo da accumulare numerose mutazioni, alcune eventualmente pericolose”. Questa è l’ipotesi definita “Delta al quadrato”, E infine “che emerga un ceppo completamente nuovo. Ma questo scenario, nel momento in cui la Delta diventa il virus dominante in tutto il mondo, è il più improbabile”.