La prima del Sala bis, Valcepina fugge e Sardone sbotta: “Non sono fascista, andavo sulla tomba di Craxi”

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“Non ci sarà spazio per chi istiga all’odio e con chi insulterà la Milano solidale, iclusiva, antifascista e medaglia d’oro alla resistenza”. Si presenta così la neopresidente del consiglio comunale in forza al Pd, Elena Buscemi, durante il primo consiglio comunale del Sala bis che ha avuto luogo a Palazzo Marino a Milano. Un messaggio accolto con un fragoroso applauso da parte di quasi tutti i presenti, ad eccezione dallo spicchio occupato dai consiglieri del centrodestra. Tra questi, vi erano anche Chiara Valcepina e Francesco Rocca di Fratelli d’Italia, presenti in aula ma sfuggenti fuori. Infatti, entrambi si sono smarcati dalle insistenti domande sui rapporti con Lealtà e Azione e in merito ai saluti romani immortalati in un video di Fanpage. La consigliera Valcepina, dopo aver partecipato all’intera seduta e aver consegnato una lettera aperta al sindaco Sala per spiegare che non dovrebbe provare “alcun imbarazzo” per la sua presenza in aula, respingendo le accuse di nostalgie neofasciste e di finanziamenti illeciti, è fuggita a tutto gas in moto per evitare la stampa. Mentre l’eurodeputata e consigliera della Lega, Silvia Sardone, al termine del Consiglio comunale si è intrattenuta con i media cercando di spiegare la propria posizione in merito alle accuse di vicinanza a partiti di estrema destra: “I miei legami con Lealtà Azione? Ho legami con loro come Formigli li ha con CasaPound. Non sono fascista, accusarmi di esserlo è fantapolitica”. “Io andavo sulla tomba di Bettino Craxi ad Hammamet, di cosa stiamo parlando? – ha raccontato la consigliera leghista – Sono filo israeliana e filo americana, arrivo da 19 anni di Forza Italia e non accetto lezioni da centri sociali”. E sul rapporto con Stefano Pavesi, assunto come portaborse dalla Sardone, l’eurodeputata ha aggiunto: “Non è più mio assistente da prima del voto ed è consigliere di zona e militante della Lega da prima che io arrivassi nel partito”.

Di Edoardo Bianchi e Daniele Alberti

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