“Cold gun”, pistola scarica. Lo ha detto l’assistente alla regia David Halls passando all’attore Alec Baldwin l’arma che sul set del film “Rust”, giovedì, ha invece sparato: uccidendo la 42enne direttrice della fotografica Halyna Hutchins e ferendo il regista Joel Souza. Un’arma che, contrariamente alle prime ricostruzioni, non era stata caricata dall’attore e produttore del film. Né dalla persona che gliel’ha passata. La responsabilità di quella pistola era affidata a Hannah Gutierrez-Reed, 24 anni, maestra d’armi del set al suo secondo incarico.
Un ruolo – lo aveva confidato un mese fa al podcast Voices of the West parlando della sua prima esperienza, appena terminata, su un altro set (quello del film “The Old Way” con Nicolas Cage) – nel quale ancora non si sentiva sicura: “Ho molto da imparare e avevo quasi rifiutato il lavoro. Ma si impara facendo. Ora va meglio”. Ammettendo di provare timore nel caricare le pistole: “Per superare la paura ho chiesto aiuto a mio padre”. Ovvero al mitico armaiolo di Hollywood Thell Reed.
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Al momento del “tragico incidente”, come lo ha definito Baldwin in un tweet, Hannah non era sul set. Dopo aver lasciato tre pistole “pronte” all’uso di scena su un carrello, si era allontanata per partecipare a uno sciopero contro le dure condizioni di lavoro che già avevano causato tensioni e incidenti. I lavoratori – lo racconta il Los Angeles Times – erano furiosi perché, nonostante le promesse, non erano stati alloggiati come il resto del cast a Santa Fe, vicino al luogo delle riprese. Bensì ad Albuquerque: a 80 chilometri di distanza. Non solo. C’erano già state proteste proprio per problemi legati alla sicurezza: gli incidenti con le armi sul set sarebbero stati infatti due o tre. Uno aveva coinvolto proprio la controfigura di Baldwin, trovatosi a sparare colpi reali, fortunatamente senza colpire nessuno. Ciò nonostante, nessun rafforzamento dei controlli era stato attuato. Una denuncia oggi contestata dalla produzione, che in una nota sostiene di aver “sempre considerato la sicurezza la massima priorità”.
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Intanto però agli operatori iscritti all’International Alliance of Theatrical Stage Employees – il sindacato dei lavoratori dello spettacolo che da giorni minaccia Hollywood di bloccare le riprese nell’ambito di una più ampia protesta del settore – erano stati affiancati collaboratori non tesserati con lo scopo di evitare ritardi determinati da eventuali sospensioni del lavoro. Proprio uno di questi lavoratori “crumiri” aveva in carico l’arma assassina, senza accorgersi che questa conteneva quello che in gergo è definito un “live single round”. Ovvero il colpo in canna poi sparato da Baldwin dopo aver estratto l’arma dalla fondina prima ancora che iniziassero le riprese, colpendo Hutchins e Souza mentre sistemavano le telecamere.
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Le indagini restano aperte. Gli investigatori hanno sequestrato le armi, i computer, le telecamere e pure gli abiti indossati al momento della sparatoria. I punti da chiarire restano numerosi. Così come le responsabilità. Per ora nessuno è stato incriminato e non è detto che qualcuno lo sarà. Ma per i membri della troupe le responsabilità sono chiare: “Baldwin non è colpevole di aver premuto il grilletto” scrive @Marge, una di loro, in un tweet pubblicato dal sito Heavy.com. “Ma come produttore ha la responsabilità di aver creato scorciatoie, assunto lavoratori non professionisti e forzato i collaboratori a estenuanti ore di lavoro. Triste ma semplice”.
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