Più ispettori per giudicare le scuole. Nel piano del ministro la valutazione di presidi e prof riaccende il dibattito

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Per valutare le scuole il ministro Bianchi chiede più ispettori con un nuovo concorso che arriverà a gennaio-febbraio. Ad oggi ce ne sono meno di 100 in tutta Italia su 8.200 istituzioni scolastiche: davvero pochi. I corsi di formazione sono già partiti, ieri quello promosso dalla Cisl Scuola con 200 insegnanti. Ma nel contempo si è scatenato il dibattito: ispettori per valutare i docenti? Non è che allora arrivano anche le pagelle per i prof magari usando l’Invalsi? E via così su un tema delicatissimo dove più di un ministro si è bruciato dai tempi di Berlinguer in avanti.

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Viale Trastevere precisa: non ci saranno pagelle o voti. Ma anche prof e presidi andranno valutati. È scritto nell’Atto di indirizzo per il 2022 promulgato da Patrizio Bianchi lo scorso mese: “Occorre promuovere e potenziare l’attività di valutazione delle scuole, dei dirigenti scolastici e del personale docente, valorizzandone gli esiti, anche a supporto del processo di sviluppo dell’autonomia scolastica”. Ed è di tre giorni fa l’intervento del ministro sulla valutazione a un convegno della Flc-Cgil. Quanto basta per creare allarme nel mondo della scuola. E confusione.

Il dibattito in realtà ora concentrato sul rinnovo del contratto degli insegnanti e sul sistema di reclutamento e formazione. “Non c’è mai stata una discussione sulle pagelle per i docenti – conferma Lena Gissi, segretaria della Cisl Scuola – Come abbiamo chiarito in più occasioni, il sistema di valutazione si avvale dell’Invalsi per aiutare le scuole a riformulare le loro progettazioni educative. Le rilevazioni che vengono fatte con metodi altamente perfezionati, hanno come riferimento un dato standard che non va confuso con le attività didattiche proposte”.

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di

Ilaria Venturi

23 Ottobre 2021

Di valutazione si comincia comunque a parlare. Per Bianchi, recita l’Atto, “è importante dare avvio ad un processo di revisione e rafforzamento del Sistema nazionale di valutazione, quale strumento di accompagnamento delle istituzioni scolastiche”. Dunque si lavora, spiegano da viale Trastevere, alla valorizzazione e formazione del personale e al miglioramento della valutazione del sistema scolastico nel suo complesso, non con l’obiettivo di assegnare voti ai singoli docenti, di punirli o premiarli, ma per “garantire una sempre maggiore qualità dell’offerta formativa proposta a studentesse e studenti”.

Rimane un’incognita per ora su come questo sarà fatto. Il ministro Bianchi ha parlato di valutazione a un recente convegno della Flc-Cgil: “Su un tema così delicato come è la valutazione sappiamo bene che abbiamo bisogno dei dati ma questi vanno presi con molta attenzione – ha detto – Non c’è in nessun modo né il mito dei dati né sono convinto che i dati debbano governare le scelte”. Ma a chi spetta la valutazione rimane il nodo. “L’autonomia vuol dire che la valutazione delle attività svolte nel contesto educativo deve essere svolta in piena collegialità e da chi porta avanti il delicatissimo ruolo dell’educazione” ha ribadito Bianchi.

L’intento è rafforzare un sistema di valutazione nazionale. Con quali strumenti oltre agli ispettori? L’Invalsi torna al centro della discussione anche se nessuno pensa, nemmeno il ministro, di usare i test per valutare i prof. “L’Associazione nazionale presidi – dice il suo presidente, Antonello Giannelli – è sempre stata favorevole alla valutazione del personale. Ma dubito che l’Invalsi possa essere utilizzato a questo scopo. È uno strumento diagnostico, serve per decidere la metodologia didattica da utilizzare nelle scuole. Dai risultati degli studenti non è direttamente deducibile il valore del professore”. Sulla stessa linea i sindacati. Piuttosto, secondo Giannelli “è necessario dare un ruolo maggiore ai presidi e ai comitati di valutazione interni alle scuole”, già previsti da qualche anno anche nelle scuole italiane, composti da docenti e dal preside: sarebbero utili per una sorta di valutazione dall’interno, “collegiale”.

La Flc Cgil, in un documento pubblicato a commento dell’atto di indirizzo, respinge la “logica competitiva e neoliberale”, “la qualità dell’offerta formativa passa attraverso una dotazione organica adeguata, un sistema di reclutamento efficace, dei finanziamenti continui e strutturali ed una maggiore autonomia degli organi collegiali scolastici”. “Bene invece – reputa il sindacato – la previsione di un rafforzamento del corpo ispettivo, al quale affidare un’azione di ascolto e di confronto”.

Non è un tema da poco, anzi. Riguarda il riconoscimento della professione di coloro che stanno in cattedra così come la selezione al loro ingresso. “Plaudo alla proposta del ministro Bianchi – interviene l’assessora all’Istruzione della Regione del Veneto Elena Donazzan – Nel lavoro svolto in tanti anni da assessori, lui dell’Emilia Romagna, io del Veneto, tante volte ci siamo chiesti su come valorizzare il grande lavoro degli insegnanti, quelli bravi, motivati, che si aggiornano e mettono a disposizione di una comunità educante”.

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