Ravanusa (Agrigento) – Alle quattro del pomeriggio, viene estratta un’auto dalla Beirut via Trilussa, ma non è quella di Giuseppe. La sua Tiguan è ancora nel magazzino in cui andava a ripararla ogni sera. Ormai era diventata un’abitudine: parcheggiare la macchina e poi salire a salutare i genitori, insieme ai figli che davano un bacio ai nonni prima di andare a dormire.
Sabato sera, invece, i bambini sono rimasti a casa, mentre Giuseppe Carmina, 33 anni, dipendente di un negozio del paese, è andato a parcheggiare, e incontro al destino. Il crollo dello stabile di via Trilussa ha travolto anche lui insieme ai genitori, Calogero e Calogera Gioachina, che abitano al quarto piano della palazzina. Il corpo senza vita della madre è stato ritrovato già sabato notte, il padre è ancora sotto le macerie, come Giuseppe: risultano nella lista dei dispersi. “Aspettiamo notizie”, dicono i familiari che stazionano da ore oltre le transenne, insieme a centinaia di persone che affollano la via dall’alto, in una piramide di dolore. Tra loro tanti ragazzi con gli occhi lucidi in attesa di notizie.
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Erano tutti imparentati fra loro i nove inquilini del palazzo di via Trilussa sventrato dall’esplosione, ormai senza più pareti. Al primo piano abitava Rosa Carmina, la prima ad essere estratta viva sabato notte; al secondo sua cognata Giuseppina Montana, anche lei uscita indenne dal crollo. E in questi giorni in famiglia c’era aria di festa, a causa del nipotino che stava per nascere. Il figlio di un altro Giuseppe e di Selene Pagliariello, sua moglie da pochi mesi. Il parto era atteso per mercoledì, a pochi giorni dal Natale. L’altra sera, poco prima di cena, Giuseppe insieme a Selene era passato a salutare i genitori, Maria Crescenza Zagarrio (ritrovata senza vita dai soccorritori) e Angelo Carmina, disperso. “Sto per arrivare, aspettatemi per cena”, aveva detto Giuseppe al telefono a un amico, poco prima di congedarsi dai genitori e per raggiungere gli amici in pizzeria. Non ne ha avuto il tempo. Un minuto in più che è costato caro ai due sposi, lui meccanico, lei infermiera al pronto soccorso di Agrigento, ora in aspettativa di maternità.
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Si scava ancora per cercarli, si attende, forse un miracolo di Natale. A Ravanusa però, dove il freddo e le luminarie di piazza della Repubblica avevano già creato l’atmosfera natalizia, stavolta non sarà Natale per nessuno. “È uno scenario di guerra – dicono con gli occhi lucidi gli avventori al bar, bevendo un tè caldo per difendersi dal gelo – Una cosa così non si era mai vista”. “Siamo diventati famosi”, sospirano alcune donne davanti alla sede del Comune, dove il sindaco Carmelo D’Angelo ripete come un mantra: “La speranza è l’ultima a morire”.
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La speranza è già finita invece per i familiari di Pietro Carmina, professore di storia e filosofia al liceo Foscolo di Canicattì, molto amato dai suoi alunni, ritrovato già morto: “Perdiamo un grande prof – ha scritto su Facebook un suo ex alunno – una persona appassionata e colta”. Pietro abitava nel palazzo a fianco, condivideva il cognome con gli altri 9 coinvolti nel crollo senza essere loro parente. Sua moglie, Carmela Scibetta, è una dipendente comunale di fiducia del sindaco: “È lei che si occupa degli Affari sociali – dice D’Angelo – siamo dispiaciuti, ma ancora speranzosi”. Di speranza però ce n’è ormai poca nella strada rimasta al buio a diverse ore dall’ultimo ritrovamento, anche se le ricerche fra le macerie non si fermano.
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