Champions, lo psicodramma del sorteggio da thriller a commedia fantozziana

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È stato calcio spettacolo allo stato puro, assai più divertente dell’ultima finale di Champions. Il sorteggio sbagliato e rifatto ha raggiunto momenti di spasso da gran varietà, ma anche smarrimenti da teatro dell’assurdo. Uomini in difficoltà nello svitare palline (epoca analogica) se la sono vista brutta con l’errore del computer (epoca digitale), una specie di nemesi che attraversa le ere e le tecnologie per consegnarsi alle beffe del destino, quando il destino ha voglia di baloccarsi con gli umani, cioè sempre.

Quello che si è visto in tivù, un inedito assoluto nella storia della Champions League e anche della sua amata madre, la Coppa dei Campioni, oltre che delle defunte ma mai dimenticate Coppa delle Coppe e Coppa Uefa, non sarà possibile dimenticarlo. Sia per quanto riguarda i pasticci del primo giro di giostra, quello dei sorteggi “impossibili”, sia nella gara replicata qualche ora dopo ma non in campo neutro, nonostante quel campo fosse tecnologicamente impraticabile.

Sorteggio Champions, Villarreal-Juventus e Inter-Liverpool negli ottavi

di

Nicola Apicella

13 Dicembre 2021

Primo giro: quando l’ex campione ribelle Andrej Arshavin (antico talentaccio di Arsenal e Zenit San Pietroburgo soprattutto) pesca dall’insalatiera trasparente il Villareal, e poi il Manchester United non abbinabile (la pallina dei rossi era stata confusa e scambiata con quella del Liverpool), subito sui social si è scatenata la tempesta: e certo, Arshavin è quello della biografia in cui ha confessato i propri abusi alcolici (oltre a dire che lui non darebbe mai la patente alle donne e che nello sport il doping esiste ovunque), figurarsi se non si sarà fatto un goccetto anche prima del sorteggio. E invece no. Come da comunicato Uefa, la responsabilità dell’accaduto va non alla vodka, ma al “server messo a disposizione del service provider esterno”. Ovvio che chi parla e scrive in questo modo possa, come minimo, scambiare due o tre palline in un’urna. Gente probabilmente astemia, dunque pericolosa.

Al secondo giro, niente più errori ma identico imbarazzo, con Arshavin agitato e Giorgio Marchetti, il signore con i capelli grigi accanto a lui, cioè il vice segretario generale dell’Uefa padrona di casa di questo papocchio, non proprio lieto. Vigile, semmai, e scocciatissimo. Tra l’altro, la tecnologia non riesce a evitare che le palline rimangano così difficili da svitare, uno sketch che dura da sempre; ora hanno anche aggiunto una specie di buco nel tavolo dove riporre i gusci dopo l’estrazione dei bigliettini, come quando si fa la frittata e poi bisogna gettare le uova. Ebbene, il povero Arshavin ha faticato pure a infilare quei gusci nell’apposito spazio: la prossima volta, magari allenarsi con i cubi logici della scuola materna (il cerchio nel cerchio, il quadrato nel quadrato e così via).

Povero sorteggio, quanta letteratura, forse non solo di fantascienza, è stata scritta e tramandata nel suo nome. Da sempre oggetto di dietrologie e mistero, ora è diventato una comica. Un tempo si ipotizzavano trucchi e manovre per favorire qualcuno (le famose palline riscaldate, oppure messe in freezer prima dell’estrazione per guidare la mano “amica”: solo leggende?), adesso il pasticcio accade e basta. Prima troppo furbi, adesso troppo scarsi. Da 007 a Fantozzi è un attimo.

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