ROMA – Il poliziotto che andrà a fare il muratore in nero, l’insegnante pronto a fare le pulizie nei condomini. Chi si rivolgerà all’avvocato, chi si metterà in aspettativa o presenterà certificati medici a raffica o ancora tenterà di allungare i tempi sfruttando ogni minimo pertugio nella maglia del decreto. Alla vigilia dell’obbligo vaccinale per le forze dell’ordine e del personale della scuola – si contano circa 110 mila non vaccinati nelle due categorie – resistono gli irriducibili. I No Vax e i No Green Pass si faranno sospendere dallo stipendio, ma prima metteranno in campo ogni tentativo per evitarlo.
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“Cercherò di temporeggiare – spiega Ada Mancinoni, docente di Matematica in una media di Lanciano – questo vaccino non mi dà garanzie di sicurezza ed efficacia, sono pronta a rimanere senza stipendio, almeno per un po’. Ma confido nel ricorso presentato dal sindacato Anief”. La strategia indicata dai comitati come Comilva è questa: pretendere dal preside una raccomandata di richiesta di regolarizzazione, ritirarla dopo un mese, poi si hanno 5 giorni di tempo per rispondere, altri 20 per presentare la prenotazione del vaccino, più tre per comunicare di averlo fatto. Nel mondo della scuola i non vaccinati sono il 6%, 60-70mila. Mirco, docente di musica a Firenze, una compagna in disoccupazione e una bimba, contesta il Green Pass, “rifiuto la modalità discriminatoria, una violenza. Come farò? Sarà l’avvocato a rispondere al preside. Nell’attesa mi rimboccherò le maniche e nonostante le due lauree e le specializzazioni, se necessario, andrò a pulire le scale”. I presidi prevedono che il problema scoppierà dopo le vacanze di Natale, intanto fanno fronte a richieste di sospensive dall’insegnamento per fare un altro lavoro e di collocazione in Dad, “provano a buttare la palla avanti” osserva Daniele Cottafavi, preside del liceo Canossa di Reggio Emilia.
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Tra i 50mila non vaccinati, su 490mila, di forze armate, forze dell’ordine e del soccorso la sospensione dal servizio senza stipendio è il terrore che aleggia nelle case di chi vive contando anche su un solo stipendio. E così chi non può usufruire di aspettative, permessi speciali e congedi per maternità o paternità, si sta già ingegnando. “Farò il muratore o il manovale in nero. Da uomo di legge passerò dall’altra parte della barricata. Devo riempire il piatto dei miei figli”, è il racconto di un agente. Una poliziotta con una patologia legata alla circolazione sanguigna racconta: “Sola e con tre figli e se mi dovesse venire una trombosi per il vaccino? Non lascio tre orfani, andrò a fare la domestica”. C’è anche chi rischia il divorzio ma non arretra: “Mia moglie mi minaccia ma non rinuncio alla mia libertà”. Almeno 300 poliziotti, da Nord e Sud, poi, si sono già rivolti agli avvocati. Sostengono che la sospensione dal servizio è “incostituzionale” se a colleghi che sono sotto procedimento penale viene anche assicurato l’assegno familiare.
Dai carabinieri alla polizia e fino alla Finanza, i sindacati sono unanimi. “Una situazione spiacevole. Ci auguriamo che i colleghi abbiano fiducia e si vaccinino”, dice Vittorio Costantini dell’Usip. “In molti sono spaventati dalle informazioni”, spiega Felice Romano del Siulp. Un militare racconta: “Ho già fatto richiesta di pensione. Ho avuto il Covid due volte e non ho paura di morire”. Un finanziere leccese invece si ritira e dice: “Da domani mi campa mia moglie e utilizzeremo i soldi risparmiati per andare avanti”. Un suo collega userà l’escamotage della malattia. “Mi prenoto ma il giorno del vaccino starò male di certo. E farò di tutto per allungare i tempi”. “Rispettiamo le idee altrui ma ci siamo opposti ai ricorsi”, dicono da Unarma e Usic.
Tra i vigili del fuoco c’è chi si è già fatto sospendere pur di non eseguire i tamponi. E da qualche giorno in molti si sono rivolti all’avvocato “per allungare i tempi con accertamenti medici prima del vaccino”, dice Rossano Riglioni, segretario del Conapo Lazio. E c’è chi promette: “Metteremo a segno nuovi piani ma quel vaccino non lo faremo mai”.