Il vaiolo delle scimmie arriva in Italia. Allo Spallanzani è stato ricoverato il primo paziente, un ragazzo rientrato dalle Canarie: ora si trova sotto osservazione e in discrete condizioni, fa sapere l’ospedale, a cui fa eco la nota dell’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato: “Ho comunicato al Ministro Roberto Speranza l’isolamento avvenuto all’Inmi Spallanzani del primo caso a livello nazionale di vaiolo delle scimmie”, spiega l’assessore. “Finora i casi confermati in Europa sono una ventina. La situazione è costantemente monitorata”.
Si tratta di un giovane adulto, che si era presentato al Pronto Soccorso dell’Umberto I, spiegano i camici bianchi dell’ospedale per le malattie infettive. Lo Spallanzani spiega che il “quadro clinico è risultato caratteristico e il Monkeypox virus è stato rapidamente identificato con tecniche molecolari e sequenziamento genico dai campioni delle lesioni cutanee”. La persona, prosegue l’ospedale, “è attualmente ricoverata in isolamento in discrete condizioni generali”.
Altri due casi sospetti di vaiolo delle scimmie sono in corso di accertamento da parte dei medici dell’ospedale, che sottolinea che “al momento i tre casi osservati e gli altri casi verificatisi negli altri Paesi europei e in Nord America non presentano segni clinici di gravità”. E’ stata avviata l’indagine epidemiologica, in stretta collaborazione con le Asl e i “cacciatori di virus” dello Spallanzani sono al lavoro per ricostruire tutto l’albero dei contatti. “Sono già stati isolati i primi contatti stretti con precise indicazioni e prescrizioni”, aggiunge l’assessorato regionale alla Sanità, che non fornirà “alcuna indicazione né di luoghi né nominativa, nel massimo rispetto della privacy”.
Sull’epidemia di vaiolo delle scimmie “l’ECDC ha attivato un sistema di allerta a livello europeo al quale partecipa l’ISS. L’Iss informa, inoltre, che i casi si sono verificati “finora maggiormente in giovani Msm, ovvero maschi che fanno sesso con maschi. L’ISS ha costituito una task force composta da esperti del settore ed ha contattato le reti sentinella dei centri per le infezioni sessualmente trasmesse al fine di monitorare continuamente la situazione nazionale”.
L’infezione, si legge nel focus, “è relativamente infrequente nell’uomo e comunque fuori dall’Africa, ma sono stati riportati casi sporadici ed anche un’epidemia in USA nel 2003, in seguito all’importazione dall’Africa di animali non adeguatamente controllati sotto il profilo sanitario. La malattia si risolve spontaneamente in 1-2 settimane con adeguato riposo e senza terapie specifiche; possono venir somministrati degli antivirali quando necessario.
Le raccomandazioni prevedono di “restare a casa a riposo qualora insorga la febbre e di rivolgersi al medico di fiducia in caso di comparsa di vescicole o altre manifestazioni cutanee. Come prevenzione, è importante evitare il contatto con persone con febbre e valutare con attenzione, prima di ogni contatto personale stretto o contatto sessuale, la presenza di eventuali manifestazioni cutanee inusuali (quali vescicole o altre lesioni) sulla cute del partner. Questo comportamento è utile a prevenire non solo il monkeypox ma anche altre infezioni sessualmente trasmesse”.
Il vaiolo delle scimmie, o Monkeypox, è una malattia diffusa in Africa centrale e occidentale, che, come ha spiegato l’Oms, può essere trasmesso sia dall’esposizione con animali infetti, che, una volta passato all’uomo, dall’esposizione alle goccioline di saliva, oppure attraverso il contatto con lesioni cutanee infette o materiali contaminati. Ma dai primi di maggio la malattia virale, nei confronti della quale sono protette le persone che hanno ricevuto il vaccino contro il vaiolo (sospeso, causa eradicazione della malattia, nel 1977 e definitivamente abrogata nel 1981), ma non i più giovani, ha cominciato a destare preoccupazione a causa di alcuni casi segnalati in Europa e negli Stati Uniti.
Nel vecchio continente il virus è già stato isolato in Spagna, Portogallo e Regno Unico, ora anche in Italia. Nel Regno Unito sono nove i casi sinora confermati, in Spagna i casi sospetti sono 23, di cui 8 in fase di studi più approfonditi. In Portogallo i casi confermati sono cinque e tutti nella regione di Lisbona, ma sono già altri 5 i casi sospetti. Il problema, che ha spinto le autorità dei due Paesi della penisola iberica a dichiarare l’allerta sanitaria nazionale, è che nessuno dei casi ha collegamenti con viaggi in Africa o contatti con gli altri casi noti di contagio.