Lione nella leggenda: batte 3-1 il Barcellona e conquista la ottava Champions

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Il Lione entra di diritto nella leggenda del calcio femminile vincendo allo Juventus Stadium di Torino la sua ottava Women’s Champions League battendo per 3-1 il Barcellona. Una sfida epica tra le due migliori formazioni d’Europa: arrivata per la prima volta da outsider, la squadra di Bompastor ha sbrigato la pratica in 26′, dal minuto numero sei, quello in cui è arrivato il gol di Henry, miglior giocatrice della finale, con uno splendido tiro da 30 metri, fino al 32′, quando Macario ha firmato il tris dopo il raddoppio del fenomeno Hegerberg. La rete della Pallone d’oro Putellas, decisamente al di sotto delle aspettative, ha illuso i 15.000 tifosi catalani: da quel momento il Lione ha soffocato il gioco arioso del Barca, con Renard semplicemente insuperabile. Il Lione si conferma l’incubo delle catalane: nel 2019 nella finale di Budapest le francesi segnarono 4 reti in 16′. La storia che si ripete: vittoria del Lione, beffa per il Barca.

Partenza choc

Contro il palleggio avvolgente delle blaugrana il Lione ha contrapposto la  fisicità, ringhiando forte e bloccando le linee di passaggio. Mentre il Barca cercava la crepa per far crollare il muro francese, il Lione è passato in vantaggio al 6′ con uno splendido destro da 30 metri di Henry: una doccia gelata, purtroppo per loro solo psicologica. Dopo aver metabolizzato il colpo la squadra di Giraldez ha iniziato a macinare gioco: all’11’ Endler ha compiuto un miracolo per respingere il tiro a colpo sicuro di Hermoso da due passi. Dopo la gioia iniziale è arrivata la prima tegola anche per le leonesse, che hanno visto Carpenter alzare bandiera bianca. Pochi minuti dopo è arrivato il gol del raddoppio, nato da un dialogo stretto che ha lanciato Bacha sul fondo: il cross è stato raccolto da Hegerberg che di testa ha sfruttato il buco di Panos e Leon, facendo sprofondare i 15.000 catalani nello sconforto e segnando la rete numero 59 in 60 partite di Champions.

I fantasmi di Budapest

L’incubo di Budapest si è concretizzato al 33′: Paredes, dopo essersi ritrovata la palla tra i piedi vicino alla linea di porta, ha impostato nuovamente l’azione calciando sui piedi di Cascarino prima e di Hegerberg poi. L’assist della norvegese è finito sui piedi di Macario che sulla linea di porta ha segnato il gol più semplice possibile. Senza più nulla da perdere, le spagnole si sono riversate in attacco provando a depurare e snellire il gioco. Proprio da una verticalizzazione è nato il cross di Graham Hansen: lo scivolone in area di Mbock Bathy ha lasciato tutta sola Alexia Putellas che ha riaperto la partita da pochi passi, una formalità per il Pallone d’oro 2021.

La ripresa

Giraldez ha cambiato volto all’attacco sostituendo una spenta Hermoso con Oshoala, ricevendo in cambio l’atletismo e l’intensità assenti nei primi 45′. Eppure è stato il Lione, per due volte, a rendersi pericoloso con Malard e Cascarino, prima che al 13′ Guijarro colpisse la traversa da centrocampo con un destro morbido e fatato. Con il passare dei minuti la pressione del Barca è salita esponenzialmente ma ogni volta che si sono presentate in area, la difesa del Lione, guidata da una strepitosa Renard, ha pescato l’intervento giusto per disinnescare le blaugrana. Difesa che nulla ha potuto al 30′ quando un cross di Rolfo è arrivato indisturbato nell’area sulla testa di Oshoala che di testa ha clamorosamente mancato la porta con Endler uscita a vuoto. Errore imitato, questa volta di piede, dalla francese Renard che una manciata di minuti dopo ha avuto sul sinistro la palla per chiudere la partita, calciando fuori.

Il sottile gioco psicologico

Mentre il Barcellona vedeva nel tempo il principale avversario, il Lione ha sfibrato psicologicamente le avversarie accentuando i contatti e rallentando il gioco. Una scelta che ha mandato fuori giri il Barca, che al 38′ ha avuto sui piedi di Rolfo la palla del 3-2, anche in questo caso finita a lato di pochissimo. Stretto nella morsa tattica e psicologica ordita da Bompastor, il Barca si è spento lentamente negli ultimi minuti di partita. Giusto il tempo per un paio di chiusure magistrali di Renard, la migliore in campo, e per un tiro fuori misura di Oshoala: dopodiché è partita la festa francese, la gioia per l’ottava Champions in bacheca e per alla conferma di un dominio diventato tirannide. Nonostante l’ambizione catalana. 

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