I russi cercano la vittoria nel Donbass ma Kiev punta alla controffensiva finale

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KHARKIV – Un’altra vittoria così e avremo perso la guerra disse il generale messicano Santana dopo la battaglia di Fort Alamo contro i texani, perché gli era costata un numero enorme di uomini. Il commento si adatta bene all’andamento di questa fase due dell’invasione russa, che si combatte nell’Est dell’Ucraina e ottiene risultati a prezzo molto alto in termini di perdite di soldati e di mezzi. I russi hanno dichiarato di avere il controllo totale di Mariupol nel Sud dopo quasi tre mesi di assedio e non meno di duemila morti (ma il numero di civili che hanno ucciso potrebbe essere dieci volte superiore, secondo le prime stime). Adesso avanzano nel Donbass alla ricerca di una seconda vittoria, nella zona della piccola città di Popasna – nell’oblast di Lugansk.

Un tank ucraino nelle strade di Severodonetsk (afp)

I russi sfruttano alcune alture che affacciano sopra le difese ucraine e usano questi duecento metri di dislivello a loro vantaggio – le batterie d’artiglieria russe colpiscono più lontano, con più precisione e rischiano meno di essere colpite. Questa avanzata da Est a Popasna per circa 15 chilometri rischia di chiudere in una sacca la città di Severodonetsk, centomila abitanti in tempi normali, ora la metà. Ieri i russi hanno fatto saltare il grande ponte rialzato che porta alla rotonda nella zona industriale – è il cancello d’ingresso della città, vuol dire che uscire ora diventa più difficile. Nel Sud voci non confermate parlano di una concentrazione enorme di forze ucraine che si starebbe formando per dare l’assalto alle posizioni russe che vanno dalla città di Kherson a quella di Melitopol. È la zona che cadde subito, nei primi giorni di guerra, sotto il controllo delle forze russe che uscivano dalla Crimea occupata. L’intento dell’Ucraina, se le notizie fossero confermate, sarebbe riportare la situazione a come era prima del 24 febbraio – in vista di possibili negoziati. Al tavolo delle trattative il fatto compiuto è sempre un argomento forte, gli ucraini non vogliono che quello sia considerato “territorio ormai perso”.

Sull’intera guerra pende una decisione dell’Amministrazione Biden: mandare o no all’Ucraina i lanciarazzi Himars, versione evoluta dei katiuscia russi montati su camion. Gli Himars americani piazzano 12 razzi a sessanta chilometri con precisione in pochi secondi e poi si possono spostare un minuto dopo – quindi sono invulnerabili agli attacchi russi di risposta. Con razzi speciali possono arrivare a 160 chilometri. Gli americani frenano, perché temono che i russi vedrebbero questa mossa come una sfida troppo pericolosa – il timore è che gli ucraini li usino per operazioni oltreconfine. Ma ieri Zelensky ha detto di avere un presentimento positivo sulla riunione dei quaranta ministri della Difesa che sostengono l’Ucraina che si terrà domani, proprio per quel che riguarda il sistema Himars. Si aspetta che alla fine, dopo qualche esitazione, i lanciarazzi americani arriveranno.

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