Quella sull’incidente di Casal Palocco è un’indagine complessa. Per ora c’è la certezza dell’arresto di Matteo Di Pietro, lo youtuber 22enne accusato di omicidio stradale aggravato e lesioni per aver travolto con la Lamborghini Urus presa in affitto per girare un video del canale TheBorderline una Smart ForFour in via di Macchia Saponara.
La conseguenza dell’incidente è stata la morte del piccolo Manuel, 5 anni, il ferimento della madre e della sorellina seduta sempre all’interno dell’utilitaria.
I consulenti della procura sul luogo dell’incidente
La dinamica dell’impatto non è tuttavia così chiara come si pensava all’inizio. C’è un tema, infatti, su cui si dovrà fare piena luce. Ovvero la questione della precedenza. La donna al volante della Smart avrebbe dovuto rispettare la destra.
Questo è un aspetto centrale su cui promettono battaglia i legali di Di Pietro, ma è anche un argomento non di poco conto su cui sono chiamati a fare chiarezza anche i pm, gli ingegneri nominati dalla procura e gli stessi carabinieri a cui è stato affidato il caso.
Ad oggi l’argomento principale su cui si fonda l’accusa dei magistrati è la velocità a cui sfrecciava la fuoriserie: 124 chilometri orari, si legge nelle carte dell’ordinanza cautelare che ha portato all’arresto Di Pietro.
La tesi è che la signora non abbia visto il bolide piombarle addosso proprio in virtù della velocità folle a cui andava, in una strada stretta con un limite di 50 chilometri orari. In un simile quadro il tema della precedenza verrebbe meno, anche perché la madre del piccolo Manuel, come hanno riferito numerosi testimoni, aveva regolarmente messo la freccia per girare. Segnalando perciò la sua manovra.
Eppure, come sanno bene gli investigatori, il dato sulla velocità, i famosi 124 chilometri orari, non è una prova inoppugnabile. Il dato si rileva dal gps della supercar, che non è uno strumento affidabile al 100%.
Insomma, la prova regina sull’andatura della Urus si potrà avere solo quando i consulenti della procura presenteranno ai pm la consulenza cinematica. Si tratta di un’analisi che considera e calcolerà le masse delle due vetture, la loro posizione, i punti d’urto e le conseguenze registrate sui mezzi e le persone.
A quel punto verrà chiarito ogni dubbio: se Di Pietro procedeva a un ritmo sostenuto, ogni responsabilità sarà sua. Al contrario se la velocità era ridotta, intorno ai 65 chilometri orari come sostiene il ragazzo, l’indagine potrebbe prendere un’altra piega.