Bronx contro Primavalle, le risse tra gli amici di Michelle e il gruppo del killer: “Lui era un bastardo, ma lei gli voleva bene”

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“Lui è di Primavalle. Tutta Primavalle ce l’ha con lui. Ma qui al Bronx non si deve far più vedere. Deve morire”. Rabbia e voglia di vendetta. In via Paolo Emilio Sfrondati, sotto casa della giovane Michelle, amici e residenti scuotono la testa: “Michelle l’abbiamo vista crescere, era sempre sorridente, non è possibile quello che è accaduto”. Quando sua madre Daniela ritorna dalla Questura ha il volto distrutto: “Me l’hanno massacrata”, grida, imprecando contro O., il coetaneo femminicida: “Pezzo di m…”. Del giovane, nato a Roma da genitori di origini srilankesi, si fidava, perché così le aveva detto sua figlia: “Mamma è un bravo ragazzo, lo devi conoscere”.

Lo aveva visto solo il giorno prima dell’omicidio e aveva rassicurato Daniela, la mamma di Michelle, con parole che mettono i brividi: “Signora non si preoccupi, io voglio bene a sua figlia”, aveva detto il giovane, un giorno prima del massacro. A casa di O. era stata la zia Viviana a portare Michelle mercoledì mattina. “L’avevo accompagnata con la macchina in piazzetta. Sapevo che doveva andare da lui. Mi aveva detto ti chiamo dopo, torno per pranzo che voglio cucinare io. Invece non si è mai più fatta sentire. Chiamavamo, chiamavamo e non rispondeva nessuno. Ci siamo preoccupati”.

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Il rapporto tra Michelle e O. nell’ultimo mese era diventato sempre più intimo. Il ragazzo forse si era invaghito, ma lei, affermano tutti, era felicemente fidanzata. L’ultima storia pubblica sul profilo Instagram di O. è una foto di una settimana fa accompagnata dalle parole di una canzone, Amore Toxic, un pazzo trap, che contiene, questo è il sospetto degli amici, un messaggio per Michelle: “Mi sono preso una cotta, mi ero promesso che era l’ultima volta”.

Lui di Primavalle, lei del Bronx, come scriveva fiera sul suo profilo Instagram, uno dei quartieri più complicati di Roma. Case popolari realizzate per contrastare l’emergenza abitativa, trasformate in un ghetto dal menefreghismo delle istituzioni.

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A comandare qua sono i piccoli ras legati ai boss di primo piano della criminalità romana, come Leandro Bennato, arrestato lo scorso aprile per sequestro di persona e detenzione di stupefacenti. Dopo la scomparsa di 107 chili di cocaina aveva fatto rapire a scopo estorsivo i presunti autori del furto. La droga è welfare e da soldi a tutti. Cocaina, eroina e crack a tutte le ore, come in un supermarket che non chiude mai.

In linea d’aria, fra le palazzine di via Sfondroni e via Dusmet, dove abitava il ragazzo, la distanza è meno di due chilometri, ma i mondi sono distanti anni luce. Perché se la fama di Primavalle non è delle migliori, il Bronx non si tocca: «Lui non mi piaceva, non era dei nostri. Era un bastardo, qui l’abbiamo visto solo un paio di volte con Michelle, l’ultima martedì. Lei però gli voleva bene, si vedeva”, racconta Riccardo (nome di fantasia) che ha poco più di 12 anni e ha anche avuto l’onore di picchiare O.: “Mi aveva dato del nano e io gli ho dato uno schiaffo”.

La rissa fra le comitive risale a un anno fa. O. e i suoi amici di Primavalle avevano preso di mira un “pischello” del Bronx, nei pressi di una casa abbandonata nelle campagne. Riccardo e gli altri sono subito giunti in loro soccorso. “Ci hanno chiamato dicendo che stavano dando fastidio ai fratelli piccoli di un amico nostro. E siamo intervenuti, c’era anche il fratello di Michelle che è uno dei nostri. O mi ha preso in giro per l’altezza e io gli ho menato”. La rissa è solo uno dei tanti episodi che i ragazzi del Bronx mettono in fila quando pensano a O., descritto come una persona violenta che se la prendeva con i più i più deboli e con le ragazze.

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“Dicevano che era un mago col computer. Alla sorella di un nostro amico aveva hackerato il telefono e le aveva rubato le foto nuda, si divertiva a fare queste cose”, aggiunge Riccardo. I ragazzi del Bronx avevano preso di petto lui e i suoi amici. Ma O., con fare sbruffone, aveva minacciato anche loro. “Vi faccio schioppare il telefono pure a voi. Mi ha detto proprio così ti schioppo il telefono. Io mi sono messo a ridere”.

Nonostante gli atteggiamenti da bullo, tuttavia, nessuno lo prendeva realmente sul serio. “Sulla sua pagina Instagram diceva che era un trapper – afferma Davide (il nome è di fantasia) me era solo un buffone. Stava tutto il tempo a farsi le foto sui social con le canne, come se fosse chissà che. Qui tutti ci facciamo le canne, pure io che c’ho 12 anni”.

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